Impedivano ai camion di uscire dal deposito: denunciati venti lavoratori e un sindacalista
Sono 21 le persone indagate dalla Digos per quanto accaduto il 14 giugno scorso presso la A.F. Logistica di Soresina, interessata da una forte protesta promossa dai sindacati ‘U.S.B.’, ’S.I. Cobas’ e ‘Cgil’ e messa in atto contro la proprietà dai dipendenti di una cooperativa a causa delle condizioni di lavoro e per lo spostamento dell’attività in altra zona. Tra i 21 indagati, tutti lavoratori stranieri, c’è anche un rappresentante sindacale della ’S.I. Cobas’ della delegazione di Piacenza. Tutti sono accusati di violenza privata, per aver impedito ai camion carichi di merce di rifornire i supermercati, e di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. I risultati dell’indagine sono stati illustrati questa mattina in Questura dal commissario Gianluca Epicoco, dirigente della Digos.
Per tutta la giornata del 14 giugno la tensione era stata enorme. La lunga attività di dialogo e mediazione portata avanti nei mesi precedenti dalla Prefettura e dalla stessa Digos era fallita e ad un certo punto i reparti di rinforzo di polizia e carabinieri, specialisti nell’ordine pubblico, erano stati costretti a sollevare di peso i manifestanti stesi per terra e a spostarli di lato per fare in modo che almeno quattro camion potessero uscire. “Non c’è stata alcuna carica”, ha tenuto a sottolineare il commissario Epicoco, “i video lo testimoniano”. “E’ stato acceso un fumogeno per disperdere i lavoratori più facinorosi”, ha spiegato ancora il dirigente, “e nel parapiglia ci sono state due o tre persone contuse che hanno riportato pochi giorni di prognosi”. La situazione era diventata insostenibile: “dopo un mese e mezzo di blocco”, ha detto Epicoco, “i supermercati stavano cominciando ad avere gli scaffali vuoti e il danno economico è stato considerevole, nell’ordine di qualche milione di euro”.
“Si è trattato di una vicenda molto particolare”, ha spiegato ancora il commissario, “perchè ha riguardato dei lavoratori. E’ stata una sconfitta per tutti, ma noi abbiamo dovuto fare il nostro lavoro. “I reati commessi”, ha specificato il dirigente, “non sono a querela di parte, ma sono procedibili d’ufficio”.
Forti le forme di protesta adottate nell’ultima fase da parte dei lavoratori: a maggio il blocco totale dei cancelli e poi la decisione di impedire che i camion uscissero dal deposito per andare a rifornire i supermercati del gruppo Iper. Sul posto sono anche stati portati dei minori, piazzati dai genitori davanti ai cancelli. La mediazione è stata lunga e sofferta, ma non ha sortito gli effetti sperati. Per quasi un mese e mezzo i camon non sono usciti, creando un rilevante danno economico all’azienda. “Bisognerebbe riflettere, a volte, prima di portare i lavoratori a certe forme di protesta”, ha aggiunto Epicoco, riferendosi ai sindacati.
L’attività investigativa, che si è avvalsa anche e soprattutto dalla visione e dallo studio di ore e ore di filmati, è stata incentrata ad identificare chi aveva commesso dei reati. “Da parte nostra è stato un atto dovuto”, ha spiegato Epicoco, che per il lavoro svolto ha voluto ringraziare e fare i complimenti ai suoi uomini. “All’inizio è stato identificato un primo gruppo di 13 persone, e successivamente un secondo di altre 8, sempre di dipendenti o ex dipendenti, e un rappresentante sindacale”. Tutti sono stati indagati per violenza privata e resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Nei mesi successivi la vicenda si è finalmente sbloccata con accordi e ricollocamenti dei lavoratori.
Sara Pizzorni