Cronaca

Armato di taglierino rapinò la Ubi Banca. L'autore a processo 12 anni dopo

Sono passati poco più di 12 anni da quel 10 dicembre del 2007, quando un rapinatore armato di taglierino era entrato alla Ubi Banca di via Mantova, all’epoca Banco di Brescia, si era portato via un bottino di 6 mila euro ed aveva chiuso il personale e un  cliente nei bagni. Secondo l’accusa, il rapinatore è Pietro Riccio, identificato dalla squadra mobile della Questura di Cremona tre mesi dopo e riconosciuto in foto “con assoluta certezza” da tutti i dipendenti e dal cliente. Oggi, a distanza di 12 anni, nessuno dei testimoni chiamati a processo a ricordare quell’episodio è riuscito a riconoscere dalla foto l’autore del colpo. Troppo il tempo trascorso. Si sono ritrovati tutti, oggi, in tribunale: c’era Andrea, il direttore della filiale, che tra una settimana andrà in pensione, c’era Claudio, assistente alla clientela, e poi Daniela, la cassiera, oggi in pensione, e anche Felice, un cliente, oggi in pensione, all’epoca dei fatti commerciante con l’attività nei pressi della banca. Chiamato a testimoniare anche il maresciallo dei carabinieri Alfio Montino, all’epoca a Cremona, oggi in servizio a Viterbo. Ma il maresciallo aveva solo preso le denunce, e quindi nulla ha potuto dire sulle indagini e in che modo Riccio era stato individuato come autore della rapina. Il collegio dei giudici, dunque, per completare il quadro, non ha potuto arrivare ad una decisione. Ad occuparsi delle indagini era stato l’ispettore della Mobile Gianbattista Bellomi, oggi in pensione. Sarà citato per presentarsi a testimoniare il prossimo 17 marzo. Solo allora sarà emessa sentenza.

Le testimonianze:

Quella mattina verso le 11 il finto cliente si era presentato in banca chiedendo di parlare con il direttore per aprire un conto. Il direttore, all’epoca era Andrea. “Quando l’ho ricevuto”, ha raccontato, “si è seduto e mi ha detto che era una rapina. Nell’ufficio c’era un monitor che trasmetteva le immagini del salone. Lui voleva aspettare che non ci fossero clienti, dopodichè voleva che lo accompagnassi al bancone. Ha estratto dalla tasca un taglierino e mi ha detto di star tranquillo, che non mi voleva far del male e che non era un delinquente. Quando i clienti se ne sono andati siamo andati in salone e a quel punto ho detto ai colleghi che era in corso una rapina e di non fare resistenza. Poi lui ha preso i soldi dal cassetto e ci ha portato nel bagno dicendoci di non muoverci. Ricordo che successivamente è entrato un cliente. Quando abbiamo visto che se n’era andato, siamo usciti e ho azionato l’allarme”. “Non ricordo com’era fatto”, ha spiegato l’ex direttore. “Aveva un forte accento meridionale, sui 30 anni, portava un cappellino con visiera”

Claudio era assistente alla clientela. “Al momento il rapinatore non l’avevo notato. Ricordo che è uscito il direttore, è andato dietro la cassa e ci ha detto che era in corso una rapina. Poi ci ha portati in bagno dove siamo rimasti almeno un quarto d’ora. Nel frattempo è entrato in bagno un cliente accompagnato dal rapinatore. Più tardi il direttore è uscito e ci ha detto che non c’era più nessuno. La bussola era spalancata. Ricordo solo che quell’uomo era abbastanza piccolo di statura”.

Daniela all’epoca lavorava in banca come cassiera. “Quando il rapinatore è entrato si è avvicinato alla cassa e mi ha detto che voleva parlare con il funzionario. Ha dovuto aspettare un pò, perchè il direttore il quel momento era occupato. Ricordo che era scuro di carnagione, ricciolino, non molto alto e indossava un cappellino da baseball”.

Felice è il cliente che era entrato in banca mentre il personale era già stato accompagnato nei bagni. “Avevo un’attività lì vicino e avevo urgenza di parlare con uno degli impiegati. Ho notato che la porta girevole era bloccata, ma era un problema che era già successo. Quando all’interno ho visto una persona girare con il cappellino in testa ho pensato fosse il tecnico. Quando sono entrato mi ha chiesto cosa volevo e io gli ho detto che avevo bisogno di parlare con un impiegato. A quel punto mi ha detto di seguirlo e mi ha portato in bagno dove mi sono trovato davanti il personale. Eravamo tutti sbalorditi. Ricordo che il rapinatore aveva la mano destra in tasca e che come altezza mi arrivava alle spalle”.

Sara Pizzorni

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