Morti nelle Rsa: "La procura
ci ascolti, vogliamo giustizia"
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Tutti parenti dei 140 deceduti, tra marzo e aprile del 2020, nelle strutture Rsa Camillo Lucchi e nell’istituto di riabilitazione Kennedy gestiti dalla Fondazione. Tutti stanno collaborando con l’associazione “Felicita”, che raggruppa i vari comitati e che è nata in rappresentanza e in difesa dei diritti dei tanti familiari, medici e infermieri coinvolti nelle tragiche vicende delle Rsa e di quanti sono coinvolti nel mondo dell’assistenza sanitaria agli anziani.
“Abbiamo l’esigenza di comprendere ciò che non ha funzionato”, hanno detto i rappresentati del comitato Antonio Macrì, Beppe Bettenzoli, Giuseppina Nichetti e Ugo Persico, insieme a tanti altri parenti di anziani deceduti. “Vogliamo capire i motivi dei troppi decessi. Pretendiamo chiarezza per dare dignità al sacrificio dei nostri parenti”. “La nascita di questo comitato”, hanno sottolineato, “è stata necessaria dopo aver letto dichiarazioni, da parte della Fondazione, per come sia stata gestita l’emergenza Covid all’interno delle strutture. Dichiarazioni che contrastavano con le nostre conoscenze, testimonianze ed esperienze di quel periodo.
Le indagini sono ancora in corso. Nei mesi scorsi, su mandato della procura, carabinieri del Nas e uomini della guardia di finanza hanno effettuato perquisizioni e raccolto una mole di documentazione per far luce sulle morti per sospetto Covid degli ospiti delle Rsa cremonesi e dell’ospedale avvenute nei mesi di piena emergenza sanitaria.
Otto le Rsa sotto la lente: Cremona Solidale, Cingia dè Botti, Sospiro e Casalbuttano, strutture dove le morti sono state circa 300, Fondazione La Pace Onlus di via Massarotti a Cremona, la Casa di riposo “Villa Sacro Cuore – Coniugi Preyer” di Casalmorano, la Fondazione Benefattori Cremaschi di via Kennedy a Crema e la Fondazione Casa di Riposo Ospedale dei Poveri di Pandino, strutture dove si sono registrati decessi pari a circa il 20% dei degenti.
Tutto è stato analizzato: carteggi clinici, documenti, mail e comunicazioni dei direttori sanitari, ed è già stata effettuata una ricostruzione dettagliata riguardo la dinamica dei fatti. Nelle mani degli investigatori ci sono dossier che riguardano ogni singola casa di riposo, ma anche un quadro d’insieme su quelle che sono state le modalità organizzative dell’intero comparto sanitario. Il tutto per appurare se ci siano state eventuali responsabilità in fase organizzativa. Ora si attendono i risultati.
Sara Pizzorni
fotoservizio Sessa