Economia

Ok del Consiglio a fusione Lgh A2A
Articolo1:"Garanzie su inceneritore"

La delibera sarà ora trasmessa ad Aem. Il concambio prevede 0,947 azioni A2A per ogni azione Lgh. Aem deterrà lo 0,85% del capitale di A2A: stando alla valutazione di Borsa odierna della multiutility, il valore della partecipazione di Aem in A2A è di circa 49 milioni di euro. Ipotizzando una remunerazione del 5%, il dividendo che si prospetta per Aem sarà tra i 2,5 e i 3 milioni.

Il  Consiglio Comunale di Cremona ha dato oggi parere positivo alla fusione per incorporazione di Lgh A2A, atto finale dopo tre riunioni di commissione che hanno sviscerato i punti della proposta della multiutility milanese – bresciana. Il sindaco Galimberti ha sintetizzato i vari elementi positivi dell’operazione: dagli effetti della fusione sulla partecipata Aem, al piano industriale di Lgh con gli investimenti nel campo delle bioenergie; dai patti parasociali che dovrebbero garantire i soci minoritari, al parere di conformità richiesto da Aem ad un organismo esterno sotto controllo di Consob per avere garanzie sulla congruità del concambio.

Il rapporto di cambio azionario è stato individuato in 0,947 azioni A2A per ogni azione Lgh. Aem deterrà lo 0,85% del capitale di A2A: stando alla valutazione di Borsa odierna della multiutility (1,72 euro ad azione), il valore della partecipazione di Aem in A2A è di circa 49 milioni di euro, come ha spiegato, scendendo nel concreto, il capogruppo di maggioranza Enrico Manfredini: “Considerando una remunerazione stimata nel 5% – ha aggiunto –  il dividendo che si prospetta per Aem sarà tra i 2,5 e i 3 milioni”.

Quindi più degli 1,8 milioni garantiti negli ultimi esercizi da Lgh e con una prospettiva di crescita, illustrata in uno degli allegati alla delibera:

 

 

“Va superata una visione autarchica – ha aggiunto Manfredini; in una situazione di mercato come quella l’attuale se non creiamo collaborazioni con altre società, ci impoveriamo”.

Una crepa nella maggioranza è quella aperta da Articolo 1 che, attraverso il capogruppo Francesco Ghelfi, ha criticato il contesto generale in cui nascono e si diffondono le aggregazioni industriali, con tutti i risolti negativi legati al massimo profitto. Alla fine il voto è positivo, ma il movimento che a Cremona è rappresentato dall’ex sindaco Paolo Bodini, chiede garanzie giuridicamente valide su quanto finora enunciato solo informalmente da A2A, ossia la chiusura del termovalorizzatore nel 2029. “Allo stato attuale – ha detto Ghelfi – non ci sono sufficienti garanzie, chiediamo un documento ufficiale e scritto che cementi questa decisione solo annunciata, per non lasciare che la scelta della chiusura sia della  sola A2A, che potrebbe cambiare i suoi piani industriali senza che il Comune possa opporsi. Questo è dovuto ai cittadini, ma soprattutto a lei, sindaco che aveva messo la chiusura nel suo programma elettorale”.

“In conclusione, nonostante le forti criticità, vogliamo dare un segnale di coesione alla coalizione, e voteremo a favore purchè ci sia un accordo giuridicamente valido sulla chiusura dell’inceneritore”.

Nella replica finale il sindaco  Galimberti ha ricordato quale fosse lo stato di Lgh prima del 2015, quando si era alla scadenza dei bond da 300 milioni con tassi alti e il margine operativo lordo della holding in progressiva riduzione da anni. La scelta della partnership che garantisse sviluppo territoriale, è stata alla base degli accordi successivi.  “Vi posso assicurare che non smetteremo mai di vigilare”, ha concluso Galimberti.

Tra le voci più critiche, quella di Marcello Ventura che ha votato contro: “Ancora una volta non avete citato da nessuna parte il parere dell’Anac: questo significa voler censurare un parere che vi dava torto e significa mancanza di trasparenza”.

Voto contrario anche da parte di Luca Nolli, Movimento 5 Stelle: “Quello che votiamo oggi è  la conclusione inevitabile di un processo che riteniamo sbagliato e iniziato anni fa.
Il voto contrario, pertanto è legato alla scelta iniziale fatta di vendere LGH.
Per quanto riguarda la chiusura del’inceneritore la data del 2029 non è certa. Ci è stato detto che nel 2029 scadrà l’autorizzazione ma questo non vuol dire che non possa essere rinnovata”.

Si è astenuto il gruppo della Lega. Come ha spiegato il capogruppo Alessandro Zagni, “per competere in un settore bisogna avere dimensioni paragonabili alle altre società che vi operano. Da questa aggregazione ci auguriamo che derivino migliori servizi e tariffe a prezzi competitivi. E poi si ha davanti una nuova prospettiva, che A2A diventi una società di servizio per tutti i territori che rappresenta. Ci auguriamo che ciò avvenga anche in altre società lombarde. Speriamo che la Fondazione Lgh possa garantire quello che il sindaco Galimberti non è riuscito a fare, ossia la chiusura dell’inceneritore. Oggi apriamo una linea di credito, ma verificheremo che tutto si realizzi come ci è stato prospettato”.

Voto contrario da parte di Forza Italia, come motivato dal capogruppo Carlo Malvezzi: “Dal punto di vista economico finanziario questa proposta è più raffinata rispetto a quella del 2016, che si presentava come un’operazione di prepotenza politica”. Malvezzi ha poi elencato le riserve di tipo procedurale sul percorso giuridico. Ancora una volta ha richiamato il parere dell’Anac “del 2019, che non va sottovalutato, sancisce che un capitale pubblico non può essere venduto senza procedura concorsuale e voi non avete alcuna volontà di confrontarvi con le ragioni che Anac aveva espresso”.

Ha poi ribadito che la prima fase dell’accordo con A2A (la partnership del 2016) non ha sufficientemente valorizzato l’holding della Bassa: “Allora il 51% di Lgh è stato ceduto per 100 milioni; oggi il restante 49% vale circa 140 milioni. Il mancato percorso concorrenziale non ha consentito la giusta valorizzazione della società; in presenza di una reale concorrenza, Lgh sarebbe stata venduta a prezzi ben diversi”. Obiezioni a cui ha risposto puntualmente il capogruppo di Sinistra per Cremona Lapo Pasquetti che ha evidenziato come la situazione patrimoniale di Lgh fosse allora ben diversa da quella odierna, arricchita dagli investimenti effettuati nella fase post 2016.

Botta e risposta tra i due consiglieri anche sulle reali possibilità di realizzazione degli investimenti di Cremona 20/30. Per Malvezzi, è “troppo poco che il piano Cremona 20/30 venga richiamato solo nel piano industriale, che oltretutto è suscettibile di modifiche come sempre avviene nelle società. Molte delle tecnologie inserite in quel piano sono in una fase molto embrionale e prima di vedere una loro realizzazione ci vorrà parecchio tempo. Inoltre saranno realizzate solo se esisterà una convenienza economica. Il tema degli investimenti avrebbe dovuto essere inserito nei patti parasociali; non sono previsti accantonamenti, né un impegno esplicito a dismettere l’inceneritore nel 2029”.

“La garanzia migliore che il piano industriale  si realizzi – ha replicato Pasquetti – l’abbiamo già dall’ingente quantità di denaro che viene investito dall’Europa, denaro che continuerà  finanziare questo tipo di sviluppo e non altri”.

Alla fine dunque via libera all’atto di indirizzo per l’accettazione della proposta di fusione, con 18 voti a favore, 5 contrari (Forza Italia, Fratelli d’Italia, M5S)  e 5 astenuti (Lega). La delibera verrà ora trasmessa  all’Aem. Dell’adozione verranno informati il Collegio dei Revisori e la Corte dei Conti – Sezione Regionale di Controllo della Lombardia. gb

 

 

 

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