Economia

Dalle Bcc provinciali 1,6 miliardi
di impieghi nel primo semestre 2021

Nonostante le sfide legate alla pandemia ancora in corso, i primi sei mesi del 2021 hanno mostrato segni positivi per le 28 banche di credito cooperativo  lombarde, che contano 201.767 soci, oltre 1 milione di clienti, 5.701 dipendenti e 776 sportelli. In Lombardia le banche di Credito Cooperativo sono presenti in 538 comuni, in 126 dei quali operano come unico istituto bancario.

Le BCC presenti nella provincia di Cremona registrano nel primo semestre dell’anno oltre 1,6 miliardi di euro di impieghi e una raccolta diretta superiore a 2,3 miliardi (+11,5%). In diminuzione le sofferenze (-37,5%) rispetto all’anno precedente (contro al -22,8% dell’industria bancaria).

Occasione per comunicare i principali risultati raggiunti dal credito cooperativo lombardo nel primo semestre di quest’anno è il Convegno di Studi della Federazione Lombarda delle BCC dal titolo “Obiettivo di prossimità: strategie cooperative per la ripartenza”, in corso a Venezia (29-30 ottobre, Hilton Molino Stucky Venice). La due giorni di lavori, prendendo le mosse da alcuni spunti che la pandemia sta imponendo, sarà inoltre momento di riflessione sui rischi della “desertificazione” dei presìdi territoriali in ambito, non solo bancario, ma anche sanitario, produttivo e socio-economico.
«I rischi della “desertificazione” del territorio in epoca di pandemia e globalizzazione sono estremamente pericolosi. Lo abbiamo sperimentato in ambito sanitario, causa Covid; e ora nel PNRR si investono miliardi di euro per creare (o ricreare, dove nel tempo sono stati tolti) soggetti e ospedali di comunità a servizio dei territori. Lo stesso scenario lo sta vivendo il sistema del Credito, con la tendenza alla concentrazione in grandi gruppi bancari tendenzialmente più lontani dai territori», spiega Alessandro Azzi, Presidente della Federazione Lombarda delle BCC. «Non è che spingendo le BCC ad adottare logiche che sono di grandi banche, si rischia di trasformarle in un’altra cosa? Su questo tema è importante sensibilizzare le autorità di controllo e anche chi oggi governa il nostro Paese.

C’è chi potrebbe pensare che sia velleitario il fatto che una banca abbia valori come il mutualismo e la promozione del bene comune nel proprio statuto. Noi, da sempre, la pensiamo diversamente e i numeri ci danno ragione, sia a livello regionale che nazionale. Nonostante il silenzio dei grandi mass media e un’impostazione normalizzatrice delle BCE verso il nostro modo “differente” di fare banca, il numero dei soci delle Bcc in Italia ha superato gli 1,4 milioni. Crescono anche i comuni in cui le BCC operano come unico intermediario bancario, dimostrando reale vicinanza ai territori ed alle comunità, in controtendenza rispetto alle dinamiche di desertificazione diffusa.
Il percorso della Cooperazione di Credito ha radici lontane: le Casse Rurali sono luoghi di solidarietà locale e mai come oggi le sfide globali chiamano in causa le realtà locali. L’invecchiamento, l’aumento delle disuguaglianze sociali, il bilanciamento vita-lavoro, il costo troppo alto dell’assistenza sociale sono tutte “domande” che ci impegnano a cercare “risposte” concrete. Il senso del nostro essere “banche differenti” dev’essere anche nel dare risposte diverse dagli altri, non tanto in termini di profitto, ma di servizio, come fecero i pionieri del credito cooperativo più di cent’anni fa. Una sfida che richiede idealità, ma anche concretezza. Da qui nascono progetti come “Mutue di Comunità” e iniziative di welfare che ci vedono oggi protagonisti».

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