Economia

In una dieta equilibrata il consumo
di carne ha un ruolo fondamentale

A Roma il convegno "Cow is veg, il ruolo dei ruminanti in una dieta sostenibile”. L'incontro è stato una vera e propria difesa dei consumi di carne e di una dieta equilibrata in cui le proteine animali hanno un ruolo fondamentale

Si è tenuto a Roma un convegno di alto livello scientifico dal titolo che, di questi tempi, può apparire provocatorio: “Cow is veg, il ruolo dei ruminanti in una dieta sostenibile”. Ma che di fatto rispetta la natura dei bovini: ruminanti che si nutrono esclusivamente di vegetali. Oltre al titolo intrigante c’è stata una vera e propria difesa dei consumi di carne e di una dieta equilibrata in cui le proteine animali hanno un ruolo fondamentale.

Il settore agroalimentare si prepara ad affrontare una grande sfida in un mondo che conterà 9,7 miliardi di persone entro il 2050, a cui sarà necessario garantire cibo sano, sicuro e sostenibile per l’ambiente. La soluzione non è smettere di mangiare carne, i dati scientifici dicono tutt’altro. Secondo le ultime stime Fao, infatti, in uno scenario sostenibile, sarà necessario garantire un aumento medio del 30% della disponibilità di alimenti di origine animale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.  Lo ha sostenuto un gruppo di scienziati internazionali che si è confrontato su questi temi, presentando dati inediti che rivelano il reale impatto della carne rossa su ambiente e nutrizione.

Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, ha ricordato come l’agricoltura, di cui la zootecnia è parte integrante, abbia già risposto con i fatti sulla capacità di aumentare la produzione riducendo gli impatti, grazie ad una sempre maggiore efficienza. Negli ultimi trent’anni il comparto agricolo ha sfamato quasi 2,5 miliardi di persone in più riducendo le emissioni pro-capite di circa il 20%. E ha ribadito la necessità di un approccio scientifico verso il grande tema della sostenibilità.

Nel mondo 1 miliardo e 300 milioni di persone vivono grazie al lavoro in zootecnia. E nell’ottica di considerare le filiere zootecniche come parte di un nuovo equilibrio sostenibile, Martina ha detto: “Sono molte le questioni importanti sui cui si può lavorare contro le emissioni, sulla qualità dei mangimi, sull’utilizzo dei terreni e dei suoli, per la selezione delle razze, sulla gestione dei reflui, per la circolarità integrale dei sistemi zootecnici. Temi concreti che aiutano a spostare in avanti l’equilibrio per renderlo sempre più sostenibile e più avanzato. Per fare questo non abbiamo bisogno di approcci ideologici, ma di buone pratiche che ci facciano lavorare insieme”.

In un contesto come quello che si sta delineando, la capacità dei ruminanti di convertire erba e vegetali ricchi in cellulosa in proteine, senza entrare in competizione con l’uomo, è un’opportunità unica per il settore zootecnico di contribuire alla food security con proteine ad alto valore biologico. Ma non solo, i ruminanti si mostrano estremamente efficienti nella conversione delle proteine vegetali in proteine animali.

Anne Mottet, Livestock Development Officer presso la FAO, ha affermato che l’intero settore zootecnico mondiale consuma circa un terzo dei cereali che produciamo. Quota che può essere ridotta. In particolare, i ruminanti hanno un efficiente indice di conversione proteica: sono in grado di produrre un chilo di proteine assumendo solo seicento grammi di proteine vegetali. Anche per quanto riguarda il land use, il settore zootecnico globale utilizza circa 2,5 miliardi di ettari di suolo, il 77% dei quali sono praterie, per gran parte non coltivabili e quindi utilizzabili solo dagli animali al pascolo che, se riconvertite a colture, creerebbero danni ai servizi ecosistemici.

Anche riguardo al reale consumo di risorse, come suolo e acqua, è stata fatta chiarezza con dati più recenti e accurati alla mano, in un panorama informativo ultimamente dominato da dannose fake news.

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