Eredità contesa, badante a processo
"La vedova voleva adottarmi"
Secondo l’accusa, la badante ucraina Yevheniia Slobodyska, 61 anni, e il marito Aldo Di Marco, 63 anni, ex militare in pensione, dal dicembre del 2017 al 27 ottobre del 2019 avrebbero abusato dello stato di infermità e di deficienza psichica di Franca Lombardi, residente a Torre dè Picenardi, vedova dal novembre del 2009 e un unico figlio perso prematuramente, inducendola a sottoscrivere un testamento, pubblicato il 31 ottobre del 2019, in cui nominava la sua badante erede universale. La coppia, a processo per circonvenzione di incapace, oggi si è difesa, respingendo tutte le accuse.
Assistita da un’interprete ucraina, l’imputata, che per la Lombardi aveva iniziato a lavorare nell’aprile del 2015, era “autonoma”, e “non si faceva mancare nulla”. “Per il suo amato cane”, è stato detto in aula, “spendeva anche 18 euro al chilo di carne e quando si è ammalato gli prendeva delle medicine costose”. A detta della badante, dal 2018 la Lombardi l’aveva invitata ad usare il suo bancomat anche per fare acquisti suoi personali, l’aveva aiutata ad inviare del denaro in Ucraina ai suoi familiari e le aveva dato soldi per permettere alla figlia di venire in Italia. “Nel giugno del 2017”, ha ricordato l’imputata, cresciuta in orfanotrofio, “la signora mi disse che avrebbe voluto adottarmi”. Secondo la 61enne e il marito, la Lombardi era “lucida”: “Guardava sempre i quiz in televisione e indovinava per prima le risposte e faceva anche le parole crociate”. La badante ucraina ha ricordato anche il momento in cui, nell’ottobre del 2018, il funzionario della banca bloccò il bancomat. “La signora era indignata”. La Lombardi morì il 27 ottobre 2019, e la badante, per quindici giorni, continuò a restare in quella casa, facendo cambiare la serratura. “Era per una maggiore sicurezza”, ha spiegato lei oggi.
Per la procura, la Lombardi, le cui capacità cognitive erano già compromesse dall’agosto del 2017 e alla quale il 16 giugno del 2019 era stato nominato un amministratore di sostegno, non era affatto così lucida come dichiarato dagli imputati, che avrebbero approfittato del suo stato di infermità psichica.
La vedova era titolare di un conto corrente con un saldo di 472.000 euro, investimenti in titoli per un attivo bancario di 56.909 euro e proprietaria dell’immobile in cui abitava. Per l’accusa, era stata accompagnata dagli imputati in banca per effettuare numerosissimi acquisti e prelievi tramite bancomat, non compatibili, per la frequenza e per l’ammontare del denaro, con le esigenze di vita dell’anziana. Tra il primo ottobre 2018 e il 31 dicembre di quello stesso anno erano stati prelevati 11.000 euro, mentre in banca i due avevano tentato di riscuotere 32.000 euro a titolo di regalo di nozze da parte dell’anziana, non riuscendoci per il rifiuto del personale dell’istituto di credito.
A processo, attraverso gli avvocati Ada Ficarelli, Giulia Zambelloni e Mariateresa Pagliari, si sono costituiti parte civile i tre cugini di primo grado della Lombardi: don Carlo Bosio e le gemelle Biancamaria e Aleana Frattini, ai quali la donna, in un testamento dettagliato custodito in un cassetto, poi scomparso, lasciava i suoi beni, in parte destinati anche ad una coppia di amici di famiglia, alla nipote del marito, alla parrocchia e alle suore di Torre. Non si era dimenticata neppure del suo amato cane Mila. “Per lei era tutto”, hanno detto i parenti. “A chi se ne sarebbe occupato lasciava 180.000 euro”. “Nel testamento”, hanno ricordato i congiunti, “aveva anche espresso il desiderio di avere sulla tomba una statua con un angelo”.
I rapporti di Franca con i suoi primi cugini erano “di sincero affetto”, come hanno scritto i legali di parte civile nell’atto di costituzione, “e andavano più volte durante la settimana a trovare la cugina, preoccupandosi delle sue esigenze e necessità. Sapevano che ad assisterla c’era la badante, e nessuno dei prossimi congiunti si è mai intromesso nella gestione del patrimonio, tenuto conto che gran parte dei pagamenti avveniva tramite la domiciliazione bancaria con la sola esclusione del compenso della badante e delle spese ordinarie. Nessuno aveva mai chiesto la delega ad operare sul conto corrente, nè di prendere visione degli estratti conto o della documentazione fiscale relativa alle spese sostenute, fidandosi della badante”.
“I tre cugini”, per quanto sostenuto dalle parti civili, “erano a conoscenza che la Lombardi aveva redatto un testamento olografico, mentre ad altri parenti aveva anticipato a voce il contenuto delle sue ultime volontà”. Un testamento scomparso e rimpiazzato da uno “di poche righe” in cui Franca Lombardi lasciava tutto alla sua badante.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 5 luglio anche per la sentenza. Gli imputati sono assistiti dall’avvocato Alberto Luppi.
Sara Pizzorni