Spettacolo

Ponchielli, D'Agostin sul
palco con "Best Regards"

Dedicato a Nigel Charnock – coreografo e performer, fondatore negli anni ’80 della celebre compagnia inglese DV8 Physical Theatre – lo spettacolo di Marco D’Agostin, in scena al Teatro Ponchielli con un doppio appuntamento domenica 12 marzo (alle ore 17 e in replica alle 20.30), è un tributo a Charnock, che è stato per lui un punto di riferimento. “Best Regards è la lettera che scrivo con dieci anni di ritardo – spiega D’Agostin – a chi ha rappresentato ai miei occhi la possibilità che in scena tutto potesse accadere ed esplodere”.

Con queste parole Wendy Houstoun salutava l’amico e collega Nigel Charnock, a pochi giorni dalla sua morte, nell’agosto del 2012.
Nigel era stato uno dei fondatori dei DV8 – Physical Theatre negli anni ’80; aveva poi proseguito in solitaria come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Per chi lo ha conosciuto egli era, esattamente come nelle parole di Wendy, “too much”.

“Con i suoi spettacoli, esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà palpabile della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale, ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea” ed è sembrato incarnare alla perfezione quella possibilità dell’arte che David Foster Wallace ha provato a definire “intrattenimento fallito” (“failed entertainement”)” racconta D’Agostin. “In lui tutto era energia, desiderio, volontà. Eppure, come disperatamente ripete nel suo solo One Dixon Road, “there’s nothing else, it’s nothing, nothing”*: non c’è niente, niente, niente ha senso”.

“Ho conosciuto e lavorato con Nigel Charnock nel 2010. Questo incontro ha segnato una linea netta nel mio modo di pensare la performance. Dopo di lui, la possibilità di una danza è per me l’orizzonte entro il quale tutto in scena può accadere.
Best Regards è la lettera che scrivo, con 8 anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai. È un modo per dire: “Dear N, I wanted to be too much too” (“Caro N, anch’io volevo essere troppo”). É l’invito a partecipare a un tributo laico e pop: cantiamo assieme di una nostalgia che ci riguarda tutti, noi che non siamo arrivati in tempo per dire quello che volevamo. All’ombra del tempo scaduto, e sotto la luce che Nigel continua a proiettare sulla scena di chi oggi danza, facciamo risuonare un ritornello martellante, spieghiamo di fronte ai nostri occhi un foglio bianco e chiediamoci: come la cominciamo, questa lettera impossibile?” conclude D’Agostin.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...