Cronaca

Le iniziative contro l'insicurezza
alimentare durante la pandemia

I progetti CremonaAiuta e Coldiretti Food Box delivery protagonisti di uno studio della ricercatrice cremonese Valentina Cattivelli, pubblicato su Cities, importante rivista di settore.

Durante la pandemia Cremona si è resa protagonista di un sistema di innovazione sociale molto particolare, che è al centro di uno studio condotto dalla ricercatrice locale e docente universitaria Valentina Cattivelli e pubblicata su Cities rivista scientifica di settore. Sotto esame le iniziative di volontariato attivate nella nostra città per ridurre l’insicurezza alimentare durante il periodo di diffusione del virus, quando molte persone erano in difficoltà nell’approvvigionamento del cibo per svariati motivi. Si è trattato di raccogliere alimenti dai negozi con prodotti in eccedenza (come ristoranti costretti a chiudere, supermercati, e via di seguito), andandolo a redistribuire alle persone bisognose.

La ricerca analizza questo fenomeno attraverso la lente della teoria dell’innovazione sociale, valutando quanto esso abbia aumentato l’impatto sul benessere comune e coinvolto la comunità locale in risposta alle sfide emergenti. Il risultato è un grandissimo impegno delle organizzazioni di volontariato per coordinare i propri sforzi.

In particolare, la ricerca ha studiato le esperienze condotte da CremonaAiuta e Coldiretti Food Box delivery, iniziative che hanno consentito la distribuzione di numerosi aiuti. La ricercatrice ha intervistato diversi volontari, dimostrando come queste iniziative siano in grado di affrontare le sfide sociali emergenti e generare benefici per l’intera società, riconfigurando i modelli di aiuto precedenti, con il coinvolgimento diretto della popolazione locale.

Questo lavoro è servito anche come esempio per il futuro: dopo l’emergenza, questa esperienza comune, sottolinea Cattivelli, ha consentito a molte associazioni di imparare a lavorare insieme nella predisposizione di progetti educativi, anche attraverso la consegna di pacchi alimentari bilanciati secondo le esigenze nutrizionali dei riceventi, ma anche in altri progetti da sottoporre a Regione Lombardia per ottenere finanziamenti.

L’iniziativa promossa da Coldiretti Cremona, prevedeva la predisposizione di cassette alimentari da distribuire alle famiglie bisognose. Queste cassette inizialmente contenevano solo alimenti a lunga conservazione prodotti da aziende agricole locali, come pasta, riso, ecc. Durante la seconda ondata pandemica, nell’autunno 2020, si sono aggiunti anche prodotti forniti da aziende agricole non consorziate Coldiretti e altre aziende locali operanti in il settore alimentare. Alla fine del 2020 erano state distribuite più di 100 cassette su tutto il territorio comunale, su indicazione delle parrocchie e delle associazioni di volontariato.

E’ stata attivata anche l’iniziativa della Spesa sospesa: chi faceva acquisti al mercato di Campagna Amica poteva acquistare prodotti extra che venivano poi redistribuiti alle persone bisognose. I clienti potevano lasciare anche lasciare piccole donazioni in denaro.

La seconda iniziativa, promossa in questo caso dal Comune di Cremona, è stata CremonAiuta, che ha coinvolto oltre 30 associazioni locali. In questo contesto si sono razionalizzate e coordinate le nascenti iniziative di approvvigionamento alimentare autogestite, con il coordinamento della raccolta e della redistribuzione del cibo. Un’azione che ha avuto una doppia valenza: da un lato, per le famiglie, è stata essenziale per il sostentamento, dall’altro ha permesso di lavorare con gli agricoltori locali e a km0, dove sono stati fatti gli approvvigionamenti. Una volta riaperti, anche i mercati ortofrutticoli della città hanno offerto le loro eccedenze per queste cassette. In un secondo momento l’iniziativa ha cambiato volto, con lo studio di pacchetti alimentari che portino a seguire una dieta equilibrata, in modo da operare anche una rieducazione alimentare dei destinatari.

Nel corso dell’autunno 2021 sono state presentate alla Regione Lombardia e ad altri enti locali richieste di ulteriori finanziamenti per finanziare il progetto.

CONCLUSIONI – I risultati dell’indagine dimostrano la corrispondenza delle iniziative analizzate con i quattro pilastri che caratterizzano un’iniziativa di innovazione sociale. Entrambe le esperienze dimostrano un carattere innovativo, che risulta delineato dalla loro capacità di riconfigurare le pratiche sociali esistenti nell’assistenza alimentare, e dal desiderio di risolvere una sfida sociale.

“La prima conclusione è l’importanza della conoscenza della comunità locale, dei gruppi di cittadini e delle associazioni di volontariato che operano a livello locale per migliorare i risultati sul benessere sociale” scrive Cattivelli. “Il decentramento verso sistemi più localizzati come risposta alla vulnerabilità alimentare offre l’opportunità di ridisegnare la catena alimentare. Come effetti immediati, accorcia le filiere, riducendo la dipendenza dalle importazioni alimentari e ricollegando i produttori locali e le richieste dei consumatori. Allo stesso tempo, il decentramento innova le relazioni tra gli operatori, in quanto attribuisce più potere ai piccoli produttori, consumatori, associazioni di volontariato che operano a livello locale e democratizza la filiera alimentare”.

Il successo di questa democratizzazione “dipende dalla capacità degli attori locali di progettare e coordinare iniziative e strategie efficaci tra i settori e tra le parti interessate” continua Cattivelli. “L’evidenza suggerisce che il coordinamento è possibile attraverso una chiara analisi delle caratteristiche del sistema di aiuto alimentare (soprattutto dei suoi operatori e beneficiari di aiuti alimentari) e l’identificazione di azioni concrete per migliorare gli interventi efficaci. Il coordinamento risulta favorito anche grazie alla riduzione dell’ambiguità nelle attribuzioni delle competenze”.

Nel caso cremonese, “il Comune di Cremona e la Coldiretti Cremona coordinano gli sforzi degli attori locali e delegano loro compiti e responsabilità coerenti”.

Da evidenziare anche, si legge nella ricerca, come “specifiche iniziative su base territoriale hanno maggiori probabilità di avere successo. Ognuna di queste iniziative ha avuto origine e si è evoluta nello specifico contesto in cui operano gli attori e dipende dalle caratteristiche delle infrastrutture di aiuto, dall’esistenza e dall’orientamento del settore del volontariato locale, nonché dalle caratteristiche, responsabilità e attenzione delle istituzioni locali”.

L’ultima conclusione ricorda che “avere abbastanza cibo in un sistema alimentare non protegge le persone dalla fame e dall’insicurezza alimentare. Le preoccupazioni sono legate alla produzione, ma si estendono anche agli attuali sistemi di distribuzione alimentare, che in alcuni territori appaiono poco strutturati e poco resilienti agli eventi improvvisi”.

Laura Bosio

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