Trump condannato per abusi sessuali: “Faremo appello”
(Adnkronos) – “Faremo appello, siamo stati trattati molto male da un giudice che è stato nominato da Bill Clinton”. Donald Trump si scaglia così, intervistato da Fox News, contro la condanna per aggressione sessuale e diffamazione nel processo di New York in cui il giudice Lewis Kaplan ha deciso che l’ex presidente deve pagare 5 milioni di risarcimento a E. Jean Carroll.
“Anche Carroll è una persona di Clinton”, ha aggiunto l’ex presidente ribadendo di non avere “nessuna idea di chi sia questa donna”, intendendo di non averla mai incontrata. “Non ho assolutamente idea di chi sia questa donna – aveva scritto Trump su Truth Social subito dopo la lettura della sentenza – questo verdetto è una vergogna, la continuazione della più grande caccia alle streghe di tutti i tempi”.
Trump ha spiegato che nell’appello si denuncerà un tentativo “incostituzionale di mettermi a tacere”. Anche dalla campagna di Trump la sentenza viene definita “un abuso della nostra grande Costituzione”. “In una giurisdizione tutta controllata dei democratici, il nostro sistema giudiziario è ora compromesso dagli estremisti di sinistra: è stato permesso ad accuse false di persone disturbate di interferire con le nostre elezioni” si legge in una dichiarazione affermando che “tutto questo falso caso è un tentativo politico di colpire il presidente Trump perché ora è nettamente in testa per essere rieletto presidente degli Stati Uniti”.
Carroll – “Il mondo finalmente sa la verità: questa vittoria non è solo per me ma per tutte le donne che hanno sofferto perché non sono state credute”, ha commentato Carroll. “Ho fatto causa a Donald Trump per riabilitare il mio nome ed avere indietro la mia vita”, ha aggiunto, in una dichiarazione, la giornalista che ha accusato nel 2018 l’ex presidente di averla aggredita, nella primavera del 1996, in un camerino di un grande magazzino newyorkese.
Il caso di Carroll, che per decenni ha scritto per giornali femminili, in particolare Elle, appare quindi destinato a rilanciare una nuova stagione del ‘metoo’ negli Stat Uniti. “Io faccio parte della generazione silenziosa, alle donne come me veniva insegnato a tenere la testa bassa e a non lamentarsi”, ha detto la 79enne giornalista in aula durante il processo.
Anche Roberta Kaplan, la legale di Carroll, ha voluto dare un significato più ampio alla sentenza che prova che “nessuno è al di sopra della legge, neanche un ex presidente degli Stati Uniti”. “Per troppo tempo, le vittime di violenze sessuali hanno incontrato il muro del dubbio e dell’intimidazione – ha continuato – noi speriamo e crediamo che il verdetto di oggi sarà importante per abbattere questo muro. Questa è una vittoria non solo per E. Jean Carroll ma per la democrazia stessa e tutte le vittime”.