Cronaca

La frattura del femore nell'anziano
Convegno a Cremona Solidale

Una condizione morbosa il cui trattamento non si può esaurire con la gestione dell’emergenza ospedaliera, ma deve proseguire con l’intervento riabilitativo, avvalendosi di una efficiente rete di servizi e di professionisti. La frattura del femore esige l’attivazione di un modello operativo; con un’incidenza globale destinata a raggiungere i 4,5 milioni di casi l’anno, entro il 2050, è statisticamente collegata ad un outcome negativo nel paziente anziano con fragilità, inclusi la demenza ed il delirium.
L’Azienda Speciale Comunale Cremona Solidale ha voluto dunque dedicare a questo evento tutt’altro che infrequente un momento di condivisione scientifica e professionale.

Il convegno “La frattura di femore nella persona anziana: come ottimizzare il trattamento dall’ospedale per acuti alla riabilitazione”, con il patrocinio del Comune di Cremona e di ASST (nonchè delle più importanti società italiane di fisioterapia, traumatologia, geriatria, terapia occupazionale e di ortopedia geriatrica) ha avuto luogo nel pomeriggio di venerdì 19 maggio, a partire dalle ore 15.30, presso la palazzina Azzolini della struttura, coinvolgendo numerose professionalità del settore.

Dopo l’apertura dei lavori, inaugurata dai saluti istituzionali del Presidente del CDA, Emilio Arcaini e del Direttore Generale Alessandra Bruschi), si è aperta la prima sessione del convegno, dedicata alla rete ortogeriatrica ospedaliera.  Stefano Volpato (Università degli studi di Ferrara- Il ruolo della rete orotogeriatrica nazionale, si  è anzitutto soffermato a riflettere sull’importanza della definizione di un network di lavoro, basato sullo sviluppo di un modello terapico condiviso, a partire dall’esperienza dell’Arcispedale Sant’Anna.

Erika Maria Viola (Direttrice del reparto di ortopedia presso ASST Cremona- Quando e come intervenire: il ruolo dell’ortopedico) ha evidenziato la necessità di un intervento tempestivo. “La frattura del collo del femore è temibile – ha ribadito la dottoressa -Sufficiente, è considerare che le fatture osteoporotiche rappresentano, nel soggetto anziano fragile, tra le più frequenti cause di mortalità a breve termine. In tal senso, il ruolo dell’ortopedico è centrale: egli deve promuovere la prevenzione e la chirurgia precoce, riducendo i tempi di intervento alle prime 24 ore.”

Da non tralasciare, neppure la rilevante connessione con le sindromi geriatriche, approfondita invece da Maria Cristina Ferrara (ASST San Gerardo – Le sindromi geriatriche e la gestione della fase acuta): “Dolore e cadute, delirium, allettamento e sindrome ipocinetica rappresentano sindromi geriatriche tipiche, del paziente anziano con frattura di femore. Fondamentale, è il monitoraggio delle traiettorie del delirium”

La seconda sessione del convegno, alla presenza del sindaco Gianluca Galimberti, è stata invece dedicata all’importanza di definire correttamente un intervento multidisciplinare.
In apertura, Alessandro Morandi (ASC Cremona Solidale- La specificità dell’approccio geriatrico al trattamento riabilitativo) ha spiegato che “nella persona con demenza (che, nel 40% dei casi, è associata alla frattura del femore) l’intervento riabilitativo più efficace è quello di tipo intensivo, strutturato sulla base di diversi elementi.  Esso andrà modulato accuratamente, tenendo conto della storia occupazionale della persona, nonché della sua contestualizzazione all’interno della vita quotidiana. Ma non solo; dovrà essere versatile e task oriented, con massimizzazione al risultato”.

Centrale, è ovviamente il ruolo della fisioterapia. A ricordarlo, Stefania Mancini (ASC Cremona Solidale – L’intervento fisioterapico: come e dove modulare il trattamento seguendo le linee guida). Attraverso la presentazione di due casi clinici, ha evidenziato i parametri fondamentali per realizzare un buon progetto riabilitativo: “Buon controllo del dolore e dei parametri cardiorespiratori, associati a prevenzione del delirium, sono imprescindibili. Ma un progetto fisioterapico che ambisca a definirsi completo non deve tralasciare neppure la definizione degli obiettivi cui orientarsi: tra questi, abbiamo senz’altro il ripristino della mobilità articolare del paziente, il recupero dell’autonomia nei passaggi posturali ed il controllo del dolore”-

Una soddisfacente interazione con le figure di cura, tuttavia, non si esaurisce nella finalità di incentivare il recupero funzionale del paziente anziano con frattura del femore. E’ anche (se non, soprattutto) una manifestazione tangibile di empatia e di umana prossimità: un aspetto ben evidenziato dal  Christian Pozzi (Scuola universitaria professionale della Svizzera – Il ruolo della terapia occupazionale nell’equipe multidisciplinare- cosa fare nella persona con decadimento cognitivo?): “Uno studio di revisione sistematica della letteratura, ha evidenziato come il lavoro del terapista occupazionale abbia significativi effetti diretti, sulla percezione del sé del paziente anziano reduce da frattura del femore. Con il tempo, egli implementa significativamente la fiducia in sé stesso e vede diminuire drasticamente il timore di cadere, migliorando la percezione del proprio stato di salute.”
Il convegno si è infine concluso con la relazione di Francesca Dini, logopedista (ASC Cremona Solidale – Non dimentichiamo la nutrizione e l’impatto della disfagia): “La sarcopenia (declino della massa e della forza muscolare, fisiologicamente connesso all’invecchiamento) figura senza dubbio tra gli indici predittivi di frattura. Onde ridurne l’impatto, ecco dunque la fondamentalità di un approccio di rehabilitation nutrition, che preveda sia la riabilitazione della funzione fisica e deglutitoria che la valutazione di un adeguato apporto energetico e nutrizionale, contrastando la disfagia.”

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