Economia

Pomodoro da industria, “necessarie
misure a sostegno della filiera”

La richiesta alle istituzioni nazionali ed europee da parte delle OI Pomodoro da industria alla fine della campagna 2023

Si è appena conclusa la campagna del pomodoro per quest’anno con risultati abbastanza sodisfacenti, secondo quanto comunicato dalla OI, Pomodoro da Industria del Nord Italia. Le superfici coltivate sono state di 38.928 ettari, di cui 3.731 a produzione biologica ed il restante a produzione integrata. La produzione ha riguardato poco meno di 2.800.000 tonnellate di pomodoro, con un calo del 12% rispetto a quanto contrattato fra l’industria e le organizzazioni di produttori (Op). La resa media in campo per il territorio del Nord Italia è stata di 72 t/ha, più bassa della resa media del quinquennio precedente, pari a 74 t/ha. La resa in campo della produzione integrata di quest’anno si è attestata in linea con la media del quinquennio precedente, mentre la resa in campo del biologico è stata di 47,41 t/ha, nettamente inferiore rispetto a quella del quinquennio precedente di 62,87 t/ha. Sul territorio la campagna ha presentato due volti molto differenti: nell’area ovest del Nord Italia le rese sono state molto alte, nonostante ci siano state aree duramente colpite dalla grandine, mentre nell’area est le rese sono state decisamente basse a causa delle piogge persistenti di maggio, nonché dell’alluvione che ha duramente colpito il ravennate lo scorso 20 maggio, portando anche alla perdita di superfici coltivate.

Ma, oltre agli aspetti produttivi ed al relativo bilancio di fine campagna, l’evento da sottolineare è la sollecitazione che le due OI del pomodoro da industria, quella del Nord, citata più sopra, e quella del Cento Sud hanno inviato alle istituzioni nazionali ed europee per adottare azioni per tutelare la filiera del pomodoro trasformato tipica del nostro paese. Infatti, l’Italia è il più grande esportatore del mondo in valore di derivati del pomodoro. Produce in campo e trasforma nell’industria circa 5,2 milioni di tonnellate di pomodoro, delle quali circa 3,2 milioni di tonnellate vengono esportate sotto forma di prodotti derivati. Le garanzie per il consumatore della filiera italiana sono: etichettatura e tracciabilità, sostenibilità ambientale documentata e tracciata, sostenibilità etica e sociale documentata e tracciata.

Le aziende conserviere italiane ed europee, insieme alle organizzazioni dei produttori agricoli, sono impegnate da sempre a fornire ai consumatori prodotti trasformati di pomodoro di altissima qualità, sostenibili su tutti i profili: economico, ambientale, etico-sociale, di salute e sicurezza alimentare. La produzione agricola del pomodoro e l’industria della trasformazione sono strettamente legate e organizzate fra loro: il pomodoro che viene trasformato è coltivato dagli agricoltori nei bacini limitrofi. In Europa la filiera del pomodoro da industria è di rilevante importanza per diversi paesi: Italia, Spagna, Portogallo, Francia e Grecia.

Il pomodoro viene prodotto e trasformato, oltre che in Italia e negli altri paesi Europei, anche in altri paesi extra-europei, purtroppo non sempre con le medesime garanzie per il consumatore e i medesimi requisiti di sostenibilità ambientale, sociale ed etica. Questo comporta un divario tra i costi delle filiere europee che producono in modo etico e sostenibile applicando la corretta remunerazione dei fattori produttivi, rispetto a quelli dei paesi extra europei caratterizzati da scarsi standard di sostenibilità e da bassi costi di produzione.

Alcune aziende europee di seconda trasformazione, ossia quelle non direttamente legate alla lavorazione del pomodoro fresco, allo scopo di abbassare i costi di produzione, stanno cercando di sostituire i derivati di origine europea con derivati provenienti da paesi come Cina, Iran, Turchia ed Egitto, che offrono prodotti a basso costo, anche se con standard etico-sociali ed ambientali limitati, al di sotto delle soglie minime imposte ai produttori europei. Questo danneggia le filiere europee che producono nel rispetto degli elevati standard europei di sostenibilità ambientale e sociale e configura, di fatto, una sleale concorrenza sul mercato interno europeo. Se dovesse persistere questa asimmetria, la vendita delle produzioni di origine europea sul mercato europeo è destinata a diminuire, causando perdite di redditività per i produttori europei, con ricadute negative sia per l’industria sia per gli agricoltori.

Le due OI esprimono preoccupazione per la crescita delle importazioni legata alla seconda trasformazione in Europa dai paesi Extra Europei che producono a basso costo senza portare i requisiti etico sociali richiesti in Europa. E chiedono all’UE di mettere su di un piano di parità gli standard ambientali e sociali richiesti alle produzioni europee e quelli richiesti alle importazioni provenienti da fuori Europa. Occorre tutelare la straordinaria positività della situazione italiana dove, come noto, tutte le confezioni di pelati, passate, polpe e pomodorini che si trovano sugli scaffali dei supermercati sono ottenuti da materia prima di alta qualità, 100% italiana e non hanno nulla a che fare con i semilavorati importati da Paesi Extra UE. La richiesta di aiuto delle due Oi alle istituzioni italiane ed europee si chiude con una precisa ed articolata serie di azioni da mettere in atto per la tutela della filiera nazionale.

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