Politica

Cremona tra presente e futuro
nel dibattito dei candidati sindaco

Fotogallery Francesco Sessa

Dalla rigenerazione urbana al welfare, dalla cultura all’università: moltissimi i temi trattati nel corso del confronto pubblico tra i candidati sindaco alla città di Cremona – Maria Vittoria Ceraso, Angelo Frigoli, Ferruccio Giovetti, Alessandro Portesani, Paola Tacchini e Andrea Virgilio – andato in scena in piazza del Comune nella serata di mercoledì, grazie alla magistrale regia del direttore Lucio Dall’Angelo e del giornalista Giovanni Palisto, e trasmesso in diretta su Cremona1 Tv.

Centrale il tema della rigenerazione, affrontato dai sei candidati sotto diversi punti di vista. Per Virgilio è necessario “riqualificare spazi di proprietà pubbliche, di scuole, di parchi. Ma bisogna puntare anche su contesti di rigenerazione in cui si pensi alla funzione dell’edificio, a spazi di incontro, a contesti in cui generare cultura, associazionismo, spazi per la musica, spazi studio. Il nostro compito è quello di riqualificare tali spazi. Penso ad esempio al comparto dietro via Solferino, che verrà riqualificato, partendo da piazza Lodi e dal Vecchio Ospedale, fino a piazza Giovanni 23° e al Vecchio Passeggio. O penso all’Area Frazzi, che diventerà un importante contesto”. 

Per Paola Tacchini, si deve sempre passare dalla volontà popolare: “Abbiamo chiesto alle persone cosa vogliono e abbiamo scoperto che nelle periferie c’è desiderio di spazi di aggregazione, non solo per giovani ma anche per gli anziani. Ma anche in centro ci sono tanti edifici da riqualificare”, come ad esempio “Palazzo Cittanova. Però si deve partire dalle strutture: le strade sono ammalorate e la prima cosa che hanno chiesto i cittadini è un asfalto migliore, e parcheggi, che vorremmo fossero più verdi”.

Una posizione più radicale quella di Frigoli: “Noi vogliamo stare dalla parte dei più deboli, riportando i servizi all’interno del Comune, con una squadra che si occupa, ad esempio, delle case. Gli affitti e prezzi si stanno alzando, noi vogliamo dare una risposta al bisogno di casa, investendo sull’edilizia pubblica che oggi non viene utilizzata, puntando su affitti a equo canone per le famiglie che ne hanno bisogno. Oggi non c’è più nulla di gratuito in questa città, mentre servono spazi di scambio e di confronto, la possibilità di fare sport all’aria aperta e cura del verde cittadino”.

Per Ceraso, “rigenerare significa riappropriarsi di spazi in stato di abbandono. Un lavoro per cui servono risorse, che il Comune ha saputo intercettare. Tuttavia, vi sono molti altri spazi, come il Cittanova o Santa Maria della Pietà, che oggi mancano alla città. Bisogna individuare risorse per investire nel futuro. Abbiamo un patrimonio fortemente degradato: lo vediamo nelle strade, nella cura degli spazi verdi, nei giardini pubblici. È un elemento di criticità. Anche l’edilizia popolare, dove su 1000 appartamenti 400 sono vuoti. Servono spazi per i giovani e luoghi di aggregazione per le famiglie”.

Secondo Giovetti: “la rigenerazione urbana va associata a quella sociale. Riteniamo che si debba partire davvero dalla rigenerazione della nostra città: Cremona sta trasformandosi un cittadella universitaria, arrivano tanti giovani e dobbiamo dargli modo di godersi la vita cittadina. Nel nostro programma abbiamo ipotizzato la rigenerazione del Politeama, creando spazi per giovani e anziani. In città vediamo lo svuotamento dei negozi, e per questo abbiamo previsto un bando per il commercio, con un importante aiuto a chi volesse aprire una nuova attività”.

A parere di Portesani, “sul tema della rigenerazione l’amministrazione Galimberti si è impegnata con buoni risultati, ma abbiamo anche corso rischio di avere nuovi luoghi da dover rigenerale perché una grande parte del patrimonio vede una situazione di degrado. Come palazzo Cittanova e il museo civico. Prima di fare grandi progetti bisogna riqualificare questi luoghi. In questo senso è ottima cosa la partnership pubblico/privato: Perri aveva introdotto i pacchetti localizzativi, che vogliamo utilizzare come fu per il progetto Cremona City Hub. Tanti sono i contenitori, ma ripartiamo da una nuova cura”.

Secondo tema di confronto, è stato quello del welfare :come si individuano i nuovi bisogni? Come si danno riposte? Che rapporto costruire con il terzo settore? Quali investimenti e quali spazi utilizzare?

Per Portesani serve: “un welfare che sia davvero in grado di rimettere la persona al centro”, con “una progettazione personalizzata, che parta dal bisogno del cittadino, su cui declinare un progetto su misura, andando ad adeguare i servizi ad esso”. Per il candidato, “questo sistema è più efficiente dal punto di vista economico. Bisogna dare al cittadino in difficoltà ciò che gli serve per riconquistare la propria autonomia. Questo efficienta il sistema sociale andando a ottimizzare il lavoro”.

Secondo Giovetti: “Cremona è una città con molti anziani, ma noi non li conosciamo e non sappiamo quali sono i loro problemi. Dunque, dobbiamo conoscerli. Ma nel nostro programma c’è un capitolo per le famiglie con bambini, la rivisitazione degli indici Isee per accedere agli asili, priorità a entrambi i genitori che lavorano, supporto alle mamme sole, ma anche alle famiglie separate”. 

La riflessione di Ceraso passa dal fatto che “abbiamo un bilancio significativo per il sociale, ma spesso è vincolato a progetti specifici. A volte le famiglie che sono in stato di bisogno vengono lasciate al terzo settore”. Ma per la candidata i problemi delle famiglie sono anche “ritmi impegnativi di vita, con la difficoltà di conciliare le cose. Per questo bisogna passare da politiche di conciliazione a politiche di condivisione, dove i carichi sono ripartiti equamente nella famiglia. In questo senso credo che anche le imprese debbano fare un percorso di crescita”.

Frigoli, che ha ribadito più volte la propria battaglia contro il capitalismo, ha evidenziato che “in questa società la ricchezza viene accumulata da pochi, è costruita per non occuparsi di ciò che non è produttivo, come la cura dei figli, degli anziani, della casa. Tutto pesa sulle spalle delle donne, con un doppio sfruttamento. Bisogna trasferire la ricchezza dalla parte più ricca a quella più povera e il welfare ha questo scopo. Servono asili gratuiti e pubblici, e assistenza agli anziani pubblica”. 

Secondo Tacchini: “il welfare parte dagli anziani. C’è chi ha ancora una sua autonomia e vuole cultura e aggregazione, mentre l’anziano fragile ha bisogno di un collegamento tra la sua fragilità e chi fornisce i servizi. Abbiamo pensato a una app per fare da rete e collegare le esigenze con le risposte, ma anche a un ufficio che sia a disposizione per chi ha bisogno di un punto di riferimento. Altro capitolo è quello dei bambini fragili, per i quali è necessario stanziare importanti risorse”.

Per Virgilio, “welfare è una parola tanto radicata quanto astratta. Compito dell’amministrazione è di entrare nel vivo dei problemi quotidiani. Serve una flessibilità nei servizi, collaborazione con iniziative private. Sul tema degli anziani, bisogna puntare su una filiera in grado di accompagnare la terza età. A questo proposito, voglio ricordare che abbiamo scongiurato le richieste del centrodestra di privatizzare la casa di riposo Cremona Solidale, che ora è un fiore all’occhiello della città”.

Terzo tema in esame, quello sulla sicurezza, anche a fronte delle dichiarazioni fatte dal comandante dei Carabinieri Paolo Sambataro durante la festa dell’Arma, il quale ha delineato uno scenario di sostanziale tranquillità. Ma qual è la percezione di sicurezza dei cittadini? E cosa si può fare per incrementarla?

Per Ceraso “ci sono piccoli episodi di microcriminalità, come furti di bici, danneggiamenti, furti nei negozi, cose che con maggior presidio della polizia locale e più telecamere si potrebbero ridurre. Ma c’è anche un tema di disagio giovanile, con il fenomeno delle baby gang”. A questo proposito, per la candidata, “serve un’educazione di strada e più attenzione ai ragazzi delle medie. C’è poi un tema legato alla violenza domestica, fenomeno in aumento: per questo bisogna investire sui centri antiviolenza e pari opportunità, perché è un fenomeno grave”.

Secondo Frigoli, “la sicurezza non dipende da quanti vigili vogliamo assumere. Io sono per aumentare i posti di lavoro, ma non quelli. Sicurezza dipende dalla solidarietà, dalla capacità della società di essere coesa, Abbiamo una società che esclude, anche qui a Cremona. Occorrono servizi, lavoro sicuro, casa, sanità, cultura, scuola, sentirsi parte di una società, conoscere il proprio vicino, i suoi bisogni. Questa è la sicurezza che permette di camminare tranquilli per strada”. 

Virgilio è convinto che nel valutare la sicurezza “l’amministratore debba riferirsi a dati oggettivi”. Tuttavia, “occorre anche mettere l’orecchio a terra e captare quella che è la percezione del cittadino. E’ necessaria la collaborazione con le forze dell’ordine rispetto ad alcuni obiettivi, come il presidio del territorio e l’utilizzo di nuove tecnologie. Recentemente abbiamo assunto nuovi agenti. Serve un controllo sociale leggero, bisogna costruire reti sociali, perché i quartieri sono fonte di tante ricchezze. Ma anche il dialogo con le istituzioni superiori va migliorato; Regione destina ai Comuni lo 0,2% del bilancio per la sicurezza, e qualcosa in più forse i Xomuni dovrebbero chiedere”.

A questo punto è arrivato il primo attacco da parte di Portesani, secondo cui: “il vice sindaco si è accorto che i cittadini hanno una percezione di scarsa sicurezza. Avrebbe dovuto accorgersene nei 10 anni in cui ha amministrato. E le nuove assunzioni di vigili di cui parla, servono per coprire i pensionamenti. Ricordiamo che sta al Xomune decidere quanto stanziare in bilancio per la sicurezza. Che servano più agenti, tecnologia, telecamere, presidio del territorio, lo stiamo dicendo da inizio gennaio. E episodi come vetrine rotte, pullman danneggiati e atti vandalici dimostrano che c’è molto da fare. Mettere le mani nella carne viva del welfare è qualcosa a cui sono abituato”.

Giovetti ha voluto rivendicare di essere stato il primo a parlare di sicurezza nel proprio programma: Il problema c’è, non è solo una percezione. Non voglio contestare le statistiche, ma molti cremonesi non vanno più a denunciare i furti in casa perché sanno non serve. Perché spesso gli viene detto che avrebbero dovuto proteggere meglio i propri beni. Chiediamoci perché il Comune in 10 anni ha raddoppiato gli stanziamenti per il welfare, da 18 a 36 miloni, mentre per la sicurezza si è rimasti fermi a 4,2 milioni. Nelle periferie gli anziani sono abbandonati a se stessi e di sera in periferia non si esce più”. 

Per Tacchini, una risposta importante sarebbe di “istituire centri per accogliere la donna che subisce violenza, con aiuti economici e psicologici. Anche le baby gang sono un problema. Ed è vero che ci sono persone che non hanno il coraggio di denunciare. Ma se mancano i dati reali non si è in grado di valutare la reale situazione che si sta vivendo. Per la città servono più vigili di quartiere ma anche una maggiore illuminazione”.

Ma Cremona sta facendo importanti investimenti in tema di cultura, con eccellenze mondiali, quali la liuteria. Come creare, dunque,  un progetto che faccia di Cremona un punto di riferimento mondiale?

Secondo Tacchini, “la cultura non è solo quella istituzionale, ma anche la street art, quella di strada. La città offre molto dal punto di vista culturale, ma poco che sia dedicato ai giovani. Ad esempio, manca una sala da ballo cittadina”. 

Per Frigoli, “anche la cultura è diventata merce, deve servire per fare soldi. Manca una cultura diffusa, che invece è importante, è ciò che permette all’uomo di difendersi dalle brutture del sistema. E’ una questione di conoscenza, di educazione. Bisogna imparare a fruirla. Dobbiamo iniziare dalle giovani generazioni, popolarizzare la cultura e i momenti di fruizione. Ma senza educazione culturale si resta fermi alla superficie. Serve una conoscenza condivisa e collettiva”.

Ceraso non ha mancato di sottolineare come Cremona abbia “perso il treno per diventare capitale italiana della cultura, come invece hanno fatto Bergamo e Brescia, ottenendo investimenti importanti, Per noi è un’occasione mancata, un obiettivo mai realizzato, anche quando era alla nostra portata. Oggi è necessario che le realtà culturali della città si aprano ai giovani, con le programmazioni di Ponchielli e Museo del Violino che vadano maggiormente in questa direzione. Ci sono poche opportunità per i ragazzi, ed è un tema rilevato dagli stessi universitari, secondo cui l’offerta culturale cittadina non va incontro alle giovani generazioni”. 

Secondo Giovetti, “possiamo fare cultura solo se Cremona è raggiungibile. Mancano le infrastrutture, siamo isolati dal mondo. Non c’è l’autostrada per Mantova, non abbiamo treni veloci, Un turista che viene in Lombardia ci pensa bene prima di venire a Cremona. Finché non avremo una città raggiungibile e disponibile, difficilmente riusciremo a sfruttare il nostro patrimonio. Serve un percorso dedicato per i turisti che vogliono andare a CremonaFiere, Museo del Violino e botteghe dei liutai. Servono parcheggi corona con navette che portino in centro. E vorremmo anche promuovere una manifestazione per gli artisti di strada”.

Portesani punta sulla liuteria, “l’eccellenza della cultura cremonese nel mondo. Per questo è importante procedere con investimenti e processi di internazionalizzazione. Ma va soprattutto sfruttata come artigianato vivo, coinvolgendo chi i violini ancora li produce con metodo tradizionale. Dunque si a un maggior coinvolgimento dei liutai e più visibilità nel Museo del Violino. Bisogna rendere più viva la liuteria con un maggiore numero di esibizioni nelle piazze. Ma cultura è anche nuove generazioni: dobbiamo supportare i giovani che muovono primi passi nelle arti, introducendo voucher di abbattimento dei costi anche nelle scuole di musica e di danza”.

Virgilio ha invece richiamato i principi fondamentali della Costituzione, in cui “parlando di cultura si richiama il senso di nazione e di identità. E la nostra è la liuteria. Bisogna quindi agire su due livelli: da un lato il processo di internazionalizzazione, dall’altro stimolare una consapevolezza popolare di questo patrimonio. Ma cultura è anche un teatro che si è aperto alla città, con il riconoscimento del Festival Monteverdiano. E cultura è anche l’arte contemporanea. Bisogna aprire nuovi spazi e fornire ai nostri ragazzi opportunità di protagonismo”. 

La trasformazione di Cremona in città universitaria è stato il quarto tema affrontato: si potrà fare di più? Come il comune può sostenere questa trasformazione?

A parere di Giovetti, “dobbiamo sfruttare questa situazione, ma anche renderci partecipi con i giovani che arrivano qui per studiare. Bisogna fare in modo che quando gli studenti escono la sera e animano la città non si fermino al mojito ma che possano anche usufruire delle proposte che la città offre, anche la sera, con musei aperti, sconti nei negozi, coinvolgimento col terzo settore, accordi con società sportive per fare prezzi scontati e affitti con prezzi calmierati”.

Per Frigoli Wl’università è la misura di quanto la società sta tornando a essere divisa in classi. Spesso è preclusa ai figli di operai, perché costa troppo. Non solo in tasse ma anche nella possibilità o meno di viaggiare e di pagare affitti. Bisogna abolire i numeri chiusi, garantire la gratuità dei trasporti, aumentare l’offerta universitaria complessiva. E non credo debba esserci differenza tra i cittadini e gli universitari che arrivano da fuori; anche il giovane lavoratore cremonese deve poter avere gli stessi servizi e le stesse agevolazioni”.

Secondo Tacchini: “le agevolazioni andrebbero fatte per tutti i giovani, ma è giusto calmierare i costi se lo studente si ferma in una città. Non solo: gli studenti hanno bisogno di luoghi di aggregazione. Un gruppo di ragazze si sono lamentate perché la biblioteca alle 17.30 chiude. Servirebbe prolungare l’orario”.

Per Portesani, “grazie agli investimenti della fondazione Arvedi Buschini, Cremona ha ampliato la propria offerta universitaria. Tuttavia la nostra ancora non p città universitaria. Ha bisogno di essere ripensata, in tema di posti letto, in tema di servizi. Bisogna investire nelle caratteristiche della città che possono essere attrattive per i giovani. Inoltre, bisogna portare più ricerca sul territorio, che va connessa e applicata nel sistema socioeconomico locale. I nostri giovani devono trovare possibilità di carriera in città”. 

Virgilio ha sottolineato che: “l’università in città significa innanzitutto rilancio del centro storico. Ci sono ancora ferite importanti, come il comparto dell’ex Corpus Domini. Ma il tema dei ragazzi con le città non è solo economico: bisogna costruire una città accogliente per le nuove generazioni. Serve attivare nuove proposte, servono spazi di studio, contesti di incontro e di relazione. Nostro compito è di andare incontro a questo nuove esigenze, costruire nuovi rapporti”.

Ceraso ha dato merito al Comune “di avere le università a Cremona, e bisogna andare in quella direzione. Ma ci sono delle criticità, come quella del trasporto pubblico locale, ripensandolo per gli studenti. Servono aule studio, una mensa, ma anche sollecitare una prassi per cui gli anziani soli possano ospitare degli studenti, con diversi vantaggi reciproci”.

Ultimo ma non meno importante argomento è stato Cremona oltre Cremona: come inserire la città in un contesto più ampio, lanciandola al di fuori della propria realtà?

Secondo Frigoli “chi mi ha preceduto ha portato la citta in queste condizioni. Ma finora non è stato fatto cio che serviva. Possiamo costruire un mondo divetso, il socialismo. Che parte dai bisogni delle persone”.

Per Tacchini: “Cremona siamo noi. Però in futuro vorrei che fosse meno inquinata. Sono una paziente oncologica, e sono stufa di sentir dire che non è inquinata. Servono più alberi e strumenti per mitigare l’inquinamento. Esistono sistemi innovativi per purificare l’aria”.

Giovetti ha ribadito che “Cremona non può andare oltre Cremona se non si connette col resto. Servono autostrada, alta velocita, bacinizzazione del Po. Cremona deve uscire dal suo isolamento”.

Virgilio ha sottolineato a sua volta come vi sia “un tema di collegamenti: servono infrastrutture adeguate. Serve l’autostrada, puntare sulla ferrovia e su un approccio intermodale. Cremona è citta di fiume e deve costruire rapporti importanti sul turismo. Ma la città è anche alzare lo sguardo e capire cosa accade nel mondo”. 

A parere di Portesani, “si deve recuperare la vocazione di capoluogo. Cremona deve dialogare col territorio e con gli altri Comuni. Vogliamo governare riuscendo a fare sintesi tra le esigenze di tutti, rappresentandole ai livelli superiori. A quel punto sarà possibile accettare sfide di cambiamento. Ma bisogna anche tornare ad ascoltare i cittadini”.

Secondo Ceraso “gli obiettivi di lungo periodo non possono prescindere da una condivisione ampia. Il tema della transizione energetica, ad esempio, non si sarebbe dovuto gestire solo a livello di Comune. Servono progetti di lungo periodo e ampia condivisione per raggiungerli. Questa amministrazione è stata autoreferenziale. Bisogna saper ascoltare”.

Laura Bosio

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