Cronaca

Psa e rischio nuove restrizioni,
Roncalli: "Impatto notevole"

Lo spauracchio dell’estensione della zona di restrizione legata alla diffusione della Peste Suina Africana a una trentina di comuni del territorio cremonese ha messo in allarme il mondo locale dell’agricoltura e soprattutto degli allevatori. Molte le preoccupazioni anche da parte delle associazioni di categoria, come conferma Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Cremona.

Qualora si estendesse la zona di restrizione, l’impatto per il settore suinicolo del Cremonese sarebbe notevole. “Per gli allevamenti che ricadono in quell’area, che sono molti, verrebbe impedito qualsiasi tipo di movimentazione di animali, tranne il trasporto al macello” spiega Roncalli. “Questo blocca anche l’attività di allevamento, in quanto non sarà possibile l’ingresso di nuovi capi. Senza contare che quelli destinati al macello, essendoci molta offerta, potrebbero risentirne in termini di prezzi”.

Insomma, un quadro decisamente preoccupante. E Coldiretti punta il dito: “Le azioni di contenimento della fauna selvatica che non sono state eseguite in questi 1000 giorni, tanto è trascorso dal primo focolaio, ora ci stanno presentando il conto” evidenzia ancora Roncalli. “Non dimentichiamo che i primi vettori sono i cinghiali, e non averli contenuti adeguatamente ha portato a delle conseguenze. Così ora il contagio si trova alle porte dei territori in cui si concentrano la maggior parte di allevamenti”.

I numeri, del resto, parlano da soli: nella sola provincia di Cremona ci sono circa 200 allevamenti intensivi, con una popolazione di quasi un milione di suini. Uniti a quelle delle altre due province più attive dal punto di vista della suinicoltura, ossia Mantova e Brescia, si arriva a circa 4 milioni di capi, il 50% della produzione totale italiana.

Le ricadute, peraltro, non vanno a colpire solo il sistema dell’allevamento, ma un’intera filiera, “che coinvolge le maggiori denominazione di origine del paese” sottolinea ancora Roncalli. “Abbiamo numeri in crescita per l’export agroalimentare, ma tra le nostre Dop c’è quella dei suini, che rischia di essere fortemente compromessa. Sono a rischio 100mila dipendenti e il danno economico potrebbe essere enorme. Non dimentichiamo che gli alevatori stanno spendendo molto per il rispetto delle norme di biosicurezza. Ma il virus circola in modo subdolo: basta calpestare una sostanza contaminata per portare il virus negli allevamenti. Con un grado mortalità dell’80%”.

Coldiretti avanza quindi richieste ben precise: “E’ necessario che arrivino ristori economici per salvare le aziende, che sono a rischio di chiusura a causa di un problema che non hanno generato loro”.

Laura Bosio

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