Accusò marito e cognata di abusi
e maltrattamenti. Non c'è la prova
Entrambi gli imputati sono stati assolti
Pesanti le accuse di cui dovevano rispondere in tribunale un 34enne indiano e sua cognata, moglie di suo fratello. La giovane sposa del 34enne, lei di 26 anni, sposata nel 2019 in India con un matrimonio combinato, li ha accusati entrambi di maltrattamenti. Lui anche di violenza sessuale. Ma erano tutte bugie. O quantomeno nulla è stato provato, tanto che oggi i giudici hanno assolto entrambi gli imputati, assistiti dall’avvocato Massimo Tabaglio. La motivazione sarà depositata entro 60 giorni.
“Lei ha vissuto un suo film”, ha detto il legale della difesa, dimostrando l’infondatezza delle dichiarazioni della giovane. Per la cognata, anche il pm Francesco Messina aveva chiesto l’assoluzione, mentre per il marito aveva chiesto tre anni solo per i maltrattamenti e non per la violenza sessuale.
Nel processo, la 26enne era parte civile. “La mia assistita è arrivata molto giovane in una casa comandata dalle donne già integrate sul territorio”, ha detto il legale della ragazza. “Lei, più ribelle e autonoma, se non ubbidiva a ciò che le dicevano di fare veniva picchiata, e il marito non l’ha mai difesa”.
Dopo il matrimonio combinato in India, la coppia si era trasferita a Cremona nel 2020, dove prima di andare a vivere nella propria casa, era stata ospitata nell’abitazione del fratello dell’imputato. Grazie al marito, la 26enne aveva ottenuto tutti i documenti per l’ingresso in Italia e successivamente anche la cittadinanza italiana. Poi le accuse contro il marito e la cognata.
La ragazza aveva raccontato di schiaffi, pugni, calci, sia da parte del marito che della cognata, che in un’occasione le avrebbe provocato una ferita appoggiandole al braccio sinistro una padella bollente. False accuse: in quel periodo l’imputata aveva avuto un incidente e si era fatta male alle mani. Per la difesa, non sarebbe stata in grado di maneggiare la padella. Di più: per la difesa, i segni sul braccio mostrati dalla donna sono dovuti ai bracciali lunghi e rigidi che per tradizione la moglie indiana deve indossare almeno per 40 giorni.
Non credibili, secondo i giudici, anche le accuse di violenza sessuale mosse contro il marito. La coppia aveva poi avuto una figlia, che oggi ha poco più di tre anni, e la famiglia era tornata in India per farla conoscere ai nonni. La 26enne e la bambina erano rimaste in patria per qualche tempo, in attesa che l’imputato sbrigasse tutte le pratiche per il loro rientro. In quei giorni la moglie aveva pubblicato sui social un video filmato sostenendo che il marito le avesse requisito il passaporto. Il video si era diffuso nella comunità indiana, creando due fazioni: una a favore di lei, l’altra contro.
Sara Pizzorni