Dazi sui vini: "C'è confusione"
Parla il cremonese Pozzi dagli Usa

La questione dazi viene già definita come l’11 settembre dell’economia. Dopo il crollo delle borse e le reazioni internazionali, i governi europei lavorano per evitare una guerra commerciale. Daniele Pozzi, cremonese ed esportatore di vino negli Stati Uniti da 30 anni, spiega come la situazione sia ancora molto confusa: “Non abbiamo regole chiare, ho appena parlato con il nostro custom broker, l’agente di frontiera che sdogana la nostra merce e non sa assolutamente come comportarsi. Non ha ricevuto regole, non sa ad esempio se dovrà aggiungere al dazio esistente del 3,5% sui vini frizzanti il 20%, se è cumulativo quindi”, spiega Pozzi. “Questa è già una cosa che crea abbastanza confusione.”
Per quanto riguarda il settore agroalimentare “la confusione più grande è stata quella di unificare l’Italia all’Europa. L’Italia è un player completamente diverso sul mercato, noi siamo forti con i prodotti agroalimentari e facendo un paragone banale anche la Germania non è assolutamente forte sull’agroalimentare, ma è forte per quanto riguarda la meccanica e le automotive. Pensiamo ad Audi, Mercedes e BMW. BMW produce qua in America parecchio” continua Pozzi.
“Per quanto riguarda invece l’Italia, il fatto di aver penalizzato vino, pasta, olio, formaggi tutti i prodotti agroalimentari più importanti che arrivano qua e riempiono le tavole degli americani e riempiono i supermercati, quindi, portano anche un guadagno molto alto all’economia americana, questo ha spiazzato tutti, nessuno di noi se lo aspettava. Noi pensavamo che ci fossero i dazi diversi per ciascun Paese europeo e questo ci ha messo un po’ in ginocchio, anche perché non riusciamo a trattare con le stesse armi.”
Come rispondere secondo Daniele Pozzi: “L’unica cosa che noi importiamo dall’America sono i servizi: Meta, Instagram, Facebook, Amazon, PayPal e tutti quei servizi elettronici che l’Europa stessa voleva tassare. Ecco, su quello bisogna lavorare – propone Pozzi – però si può ben immaginare che c’è una netta differenza tra tassare quei servizi e tassare una bottiglia di vino”.
Nicoletta Tosato