Ricerca, test in orbita sullo Space Rider in 2026 per correggere danni in Dna batteri
(Adnkronos) – Test in orbita per valutare la possibilità di riparare, in microgravità, i danni indotti al Dna di batteri. Parte ufficialmente il progetto BioRider finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e coordinato dalla Kayser Italia Srl, per lo sviluppo di un incubatore utile a condurre esperimenti in microgravità durante il volo inaugurale dello Space Rider, un veicolo spaziale automatizzato e riutilizzabile, all’interno del programma spaziale dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Il lancio dello Space Rider è previsto nel 2026 dallo spazioporto europeo della Guyana Francese a bordo del vettore dell’Esa Vega C e potrà rimanere in orbita fino a due mesi.
L’esperimento CyanoTechRider di cui è responsabile Daniela Billi, docente di Astrobiologia e Biologia Sintetica presso il dipartimento di Biologia dell’università di Roma Tor Vergata, è uno dei tre che verranno condotti utilizzando l’incubatore BioRider durante il volo inaugurale. La ricercatrice è attualmente coordinatrice del progetto Asteria, sovvenzionato da Asi. “’CyanoTechRider – spiega Billi – intende valutare l’effetto della microgravità sulla capacità di riparare danni indotti al Dna in un cianobatterio resistente al disseccamento e alle radiazioni. In particolare, verrà utilizzato un cianobatterio già usato in precedenti test condotti sulla piattaforma Expose collocata al di fuori della Stazione spaziale internazionale. Questi batteri, chiamati anche alghe azzurre-verdi, sono microorganismi capaci di fotosintesi clorofilliana, cioè utilizzano anidride carbonica, luce e acqua per produrre ossigeno e zuccheri”.
“Nell’esperimento CyanoTechRider – continua la ricercatrice – cellule disseccate del cianobatterio Chroococcidiopsis contenenti un plasmide sintetico verranno esposte a radiazione ionizzante, integrate nell’incubatore e poi reidratate in orbita. Le analisi post-flight permetteranno di valutare, mediante sequenziamento del genoma, l’effetto della microgravità, e più in generale dell’ambiente spaziale, sull’efficienza di riparo del Dna. Inoltre, la valutazione dell’integrità del plasmide sintetico fornirà un prerequisito per un futuro impiego di questo cianobatterio per produrre composti a supporto dell’esplorazione umana dello spazio”.