Violini semilavorati cinesi, Musafia: 'Se il nostro primato finisce, è l'inizio della fine'
AGGIORNAMENTO – Violini semilavorati, verniciati e rivenduti dai liutai cremonesi. Il nostro quotidiano online ne ha scritto in più occasioni, ‘Cremona1’ ne parla diffusamente da mesi nei telegiornali, il settimanale ‘Mondo Padano’ se ne occupa da tempo e questa mattina rincara la dose documentando il supermarket dei violini cinesi in corso Garibaldi a pochi metri dalla casa di Stradivari. La stampa nazionale se ne sta occupando da qualche giorno, il Tg5 e ieri sera il Tg1 hanno aggiunto altri particolari accostando addirittura i violini cinesi all’olio che arriva dalla Tunisia.
Insomma, per la città dei violini, patrimonio mondiale dell’Unesco del saper fare liutario, un’immagine disastrosa che rischia di affossare lo sforzo di avere l’unico museo al mondo dedicato al violino, laboratori universitari, capolavori che arrivano da tutto il mondo nella nostra città.
Va detto che a parte l’attivismo di alcune associazioni (l’Ali che ha proposto la carta di autenticità degli strumenti e l’Anlai che pubblicamente ha denunciato lo scadimento della professione), nessuno ha mai preso di petto la questione, né la Camera di Commercio, né il Consorzio liutai, né le altre associazioni di categoria e tanto meno il Museo del violino che ha tutti i titoli scientifici per diventare l’autorità in materia. E neppure quel tavolo della liuteria (pomposamente chiamata governance della liuteria) dove finora si è parlato di viaggi studio, missioni all’estero e poco altro. C’è necessità di fare chiarezza su quella che è, nel mondo, l’immagine di Cremona, patria di Stradivari e dei grandi liutai e dotata di 150 botteghe con enormi ricadute in termini economici, di turismo.
“SE IL PRIMATO CREMONESE NEI VIOLINI FINISCE, E’ L’INIZIO DELLA FINE” – Un duro intervento è stato fatto pervenire a Cremona Oggi dal noto liutaio Dimitri Musafia nel primo pomeriggio di venerdì. Parla di forte preoccupazione e chiede che ci si attivi per tutelare il primato cremonese nei violini: “Se questo primato finisce, è l’inizio della fine: dunque va difeso”. “L’odierno articolo apparso su Mondo Padano, che denuncia liutai chi traggono profitto dal nome di Cremona vendendo violini di qualità e provenienza straniera, è estremamente preoccupante per chi opera nel settore puntando sulla qualità – si legge nella lettera di Musafia -. Se negli anni scorsi vi erano solo sospetti di questo fenomeno, oggi c’è chi a Cremona esce allo scoperto e ammette di usare semilavorati industriali per realizzare violini. Con questo precedente, è difficile impedire ad esempio che domani si insedi a Cremona una grande fabbrica di violini da studio, magari con capitale cinese, il che porterebbe al definitivo tracollo del prestigio di Cremona nel mondo”.
“Il ‘made in Cremona’ – prosegue il liutaio – aggiunge plusvalore ad un violino cremonese non per pura associazione con Stradivari, ma perché Cremona dispone di mano d’opera specializzata, per formazione, tradizione e motivazione, senza pari al mondo. Un prodotto liutario Cremonese d.o.c. è dunque obiettivamente migliore, nella media, di uno di provenienza qualsiasi, e quindi esso comanda un prezzo superiore in grado di compensare gli alti costi di produzione. Se questo primato finisce, è l’inizio della fine: dunque va difeso”.
“La libertà dell’uno finisce dove comincia la libertà dell’altro. Qualora un’attività a Cremona danneggiasse la commerciabilità di radicate attività tradizionali, mettendo addirittura a rischio anche il prestigioso riconoscimento Unesco, il fatto – conclude Musafia – sarebbe di una gravità inaudita e richiederebbe una forte azione di difesa in primis da parte della Camera di Commercio, a tutela dei legittimi interessi economici di chi opera secondo la tradizione cittadina, e più in generale dell’occupazione, e poi da parte di chi di dovere”.