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Aem: il capitale sociale passa da 97 a 57 milioni Il debito comincia a ridursi

foto Sessa

Luci ed ombre sul bilancio di Aem Spa, il cui azionista unico ossia il Comune, ha approvato ieri in Giunta il Bilancio, decidendo la riduzione del capitale sociale di 42 milioni e 300mila euro, una misura destinata a far discutere ma che per la maggioranza di centrosinistra e il Cda di Aem rappresenta al momento la strada maestra per mantenere la continuità aziendale. La delibera, una volta approvata dal Consiglio, tornerà poi in Aem per l’approvazione da parte di assemblea e Cda. La manovra è parte integrante del risanamento di Aem e condurrà, afferma il presidente Aem Massimo Siboni, ad un quasi completo azzeramento del debito accumulato dall’azienda, consentendo alla stessa, all’interno del patto Lgh-A2a, di definire un piano industriale congiunto che – assicura Siboni –  “rispetterà tutte le linee guida fissate al momento dell’accordo, portando benefici non banali a Lgh e alla stessa Aem”.

aem galimberti dentroLe perdite di 42milioni iscritte a bilancio 2015 determinano una diminuzione di capitale sociale da 97.130.800 euro a 57.102.500, cifre che tengono conto della già avvenuta fuoriuscita da Aem delle attività confluite nella srl ‘Servizi per Cremona’ (valore: 78mila euro) e dei 2 milioni e 272mila euro già dedotti a metà 2015. Dunque è oltre un terzo del capitale sociale ad andarsene, garantendo però il minimo legale previsto per una Spa, pari a 50 milioni.

Un nuovo “atto di responsabilità” (è la seconda volta in pochi giorni che il sindaco Galimberti definisce così la decisione di Giunta, dopo quella relativa alle linee di indirizzo per il risanamento dell’azienda) quello illustrato oggi dallo stesso Galimberti e dall’assessore Maurizio Manzi, insieme a presidente e vicepresidente di Aem, Massimo Siboni e Fiorella Lazzari. Si parte da una nota positiva: l’inversione di tendenza del flusso finanziario di gestione corrente che nel 2015 passa al segno positivo (1 milione 570mila euro) contro i – 7,3 milioni del 2014. Questo ha prodotto una posizione finanziaria netta (ossia un indebitamento) di – 83 milioni e 900mila euro contro i – 86 milioni del 2014. Un segno fortemente positivo, afferma Galimberti, “ottenuto grazie ad interventi quali la vendita del primo lotto dell’ex macello (polo tecnologico), una riduzione degli investimenti improduttivi e un calo dei costi di gestione”.  E’ la parte patrimoniale del Bilancio Aem a subire i maggiori scossoni rispetto alla situazione che si è andata consolidando nell’arco dell’ultimo quinquennio. Il 2010 è stato l’anno del conferimento degli asset in Lgh e della stipula dei relativi di contratti che, secondo l’attuale amministrazione, sono stati parte determinante del deterioramento dei conti Aem. La fetta più consistente della svalutazione è rappresentata da 16 milioni e 21 mila euro, al fine di “adeguare il valore del 31% di Aem in Lgh al prezzo offerto da A2A”. Il valore di questo 31% era stato fissato nel 2010 in 85 milioni (dato ancora riportato nel  bilancio del 2014), determinato dalle perizie sugli asset industriali conferiti e sulla gestione del ramo idrico. Ora il valore viene rivisto in diminuzione. Il caso opposto  si sta verificando per Cogeme, l’altra municipalizzata che detiene le quote di maggioranza relativa in Lgh, come Cremona il 31%. A proposito della multiutility della Franciacorta, inizialmente contraria all’operazione A2A, Galimberti ribadisce che “il debito di Aem verso Lgh non ha inciso sul prezzo definito nell’accordo Lgh – A2A”. Altre voci di svalutazione riguardano: 1 milione 900mila euro per rimpinguare il fondo di gestione ‘post mortem’ della discarica di Malagnino, in cui da anni non viene più smaltito nulla, ma che va ancora gestita per diverse decine di anni; 3 milioni di interessi mutui; 350mila euro come fondo rischi in caso di sentenza definitiva nella controversia giudiziaria promossa dai proprietari dei terreni di Vescovato su cui avrebbe dovuto espandersi la discarica. Ben più consistente un altro fondo rischi prudenziale, per oltre 9,5 milioni, da attivare nell’ambito dei patti tra Lgh e A2A nel caso dovessero verificarsi le condizioni industriali negative già previste nell’accordo di inizio marzo.

 

Ci sono poi alcune voci strettamente legate ai contratti sottoscritti tra Aem ed Lgh nel 2010, per le quali il valore iscritto a patrimonio non trovava corrispondenza nel loro valore reddituale. Semplificando: molte uscite e niente entrate. La rete dell’illuminazione pubblica, ad esempio, produce reddito zero ad Aem perchè il Comune non paga canone; al contempo Aem ha sempre sostenuto i costi di manutenzione  e investimento. La svalutazione di 8 milioni e 200mila euro è finalizzata – spiega l’amministrazione – a rendere omogenei valore patrimoniale a situazione reddituale. Discorso analogo per i cavidotti sotterranei: investimenti e manutenzioni a carico di Aem, ma nessun introito da canoni da parte di chi li utilizza, cioè Lgh. Nell’ambito dei contratti Lgh-A2A, invece, gli investimenti saranno a carico della società che nascerà dalla partnership. Qui la svalutazione è pari a 3,5 milioni. Infine, la fibra ottica: gli accordi con Lgh del 2010 prevedevano un canone di circa 1,5 milioni ma investimenti da parte di Aem superiori. La modifica del contratto in essere (contestuale all’andata a buon fine dell’accordo Lgh A2A) produrrà – assicurano Comune e vertici Aem – una rimodulazione dei contratti più vantaggiosa per Aem.

La riduzione del capitale sociale, come si diceva, è parte essenziale per arrivare all’asseverazione del piano di rientro dalla situazione debitoria di Aem. Un tassello fondamentale, a sua volta, per concludere la partnership Lgh – A2A insieme al via libera dell’antitrust e alla definizione del piano industriale congiunto. Il tutto, da previsioni, entro la prima settimana di giugno.

gbiagi

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