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Combine nel tennis, in aula scontro sulle relazioni dei tecnici

Nella terza udienza del processo su presunte combine nel mondo del tennis spazio alle testimonianze dei tecnici che hanno trovato su computer e cellulari gli elementi d’accusa, e scontro sulle loro relazioni – redatte nell’inchiesta calcioscommesse da cui è partito il procedimento gemello sul tennis -, alla fine acquisite agli atti nonostante l’opposizione della difesa. In tre sono a processo: i due tennisti azzurri Daniele Bracciali e Potito Starace e Roberto Goretti, direttore sportivo del Perugia Calcio. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, in particolare a manipolare una pluralità di partite di tennis di tornei prevalentemente internazionali. Bracciali è assistito dai legali Filippo Cocco ed Alberto Amadio, Starace dall’avvocato Simone Maina e Goretti dall’avvocato Antonio De Rensis.

Cesare Marini, Fulvio Guatta, Daniele Apostoli e Andrea Valeri, periti nell’inchiesta calcioscommesse e sentiti oggi come testi, hanno spiegato in aula,  davanti al collegio presieduto dal giudice Francesco Beraglia con a latere le colleghe Giulia Masci ed Elisa Mombelli, di aver eseguito copie forensi certificate dei dispositivi elettronici sequestrati nell’indagine sulle scommesse nel calcio e di aver effettuato analisi dei dati contenuti utilizzando determinate parole chiave. Nicola Mazzini, consulente dell’accusa nell’inchiesta calcioscommesse, ha poi raccontato di aver analizzato lo stesso materiale alla ricerca di tracce su competizioni e scommesse relative al tennis, sulla base dell’incarico ricevuto, e di aver effettivamente trovato evidenze circa competizioni e scommesse, con nomi di tennisti. “Per la maggior parte – ha detto – si tratta di conversazioni Skype. Ci sono anche alcune mail e alcuni sms”. La difesa, da parte sua, ha fatto presente di non aver potuto valutare il materiale in questione, perché contenuto nel fascicolo di un altro procedimento, e per questo si è opposta all’acquisizione delle relazioni agli atti del processo. Acquisizione accettata dai giudici. Un ulteriore esame del contenuto dei dispositivi elettronici potrà essere fatto dopo una perizia disposta dal collegio giudicante.

Per la procura, le scommesse sul tennis si sarebbero svolte dalla fine del 2007 all’estate del 2011. L’inchiesta, nata da una costola del calcioscommesse, ha portato alla luce un giro di partite truccate anche a livello internazionale, toccando anche tornei di Parigi, Monaco di Baviera, Amburgo, Casablanca, Barcellona e Newport. A cominciare sarebbero stati Bruni e Goretti, sfruttando la conoscenza con Bracciali che avrebbe poi assoldato il collega Starace. Il primo episodio risale al luglio del 2007, quando Goretti e Bruni avrebbero cercato di convincere Bracciali a perdere dopo il primo set al torneo di Newport per la cifra di 50 mila euro. Doppio, in seguito, sarebbe stato il ruolo di Bracciali, che dopo essersi infortunato sarebbe diventato egli stesso reclutatore di campioni italiani disposti a farsi comprare.

Parti civili sono il Coni, rappresentato dall’avvocato Guido Valori, la Federazione Italiana Tennis, con l’avvocato Virginia Comitini, e l’International Tennis Federation Limited, rappresentata dall’avvocato Remo Pannain. Parte offesa, la Tennis Integrity Unity, con l’avvocato Luca Genesi in sostituzione del collega Massimo Sterpi. Già usciti dal procedimento con il patteggiamento gli altri imputati Manlio Bruni e Francesco Giannone, ex commercialisti di Beppe Signori, ed Enrico Sganzerla, commercialista di Verona. A Bruni la pena più alta, un anno e dieci mesi, mentre Giannone ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione. Sganzerla ha invece patteggiato otto mesi, pena sospesa.

Prossima udienza il 27 aprile. Toccherà agli investigatori di squadra mobile e polizia postale  raccontare come si è sviluppata l’indagine sul tennis.

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