Scacco alla 'banda dei Rolex' 200 i colpi in tutta Italia, una decina a Cremona
200 colpi in tutta Italia, una decina quelli messi a segno a Cremona. Ad agire, una banda di etnia rom dedita ai furti di Rolex e collane di valore. La squadra mobile di Cremona, dopo un anno di indagini, ha sgominato l’intera organizzazione: sei le ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di cinque donne e un uomo. Due, invece, gli uomini indagati a piede libero. La maggior parte ha già alle spalle precedenti per reati contro il patrimonio. Tutti sono accusati di furto con destrezza.
Tre di loro erano già stati arrestati a Cremona nel giugno dell’anno scorso. Avevano tentato di rubare un orologio ad un 50enne cremonese. In carcere erano finiti i tre fratelli rom Estera, Nicolae e Manuela Paun, tutti ventenni. Al processo per direttissima avevano patteggiato un anno e quattro mesi ciascuno, dopodichè erano stati rimessi in libertà perché incensurati. I tre erano stati bloccati in viale Po a bordo di una Seat Leon nera con targa spagnola. La loro auto era già stata vista nei luoghi dove erano stati messi a segno i precedenti furti. Il 21 giugno del 2016 un poliziotto fuori servizio aveva notato l’auto parcheggiata in centro e si era insospettito. In quello stesso istante la più giovane delle donne si era avvicinata alla sua vittima con la ‘tecnica dell’abbraccio’ per strappargli l’orologio. Ma i piani dei tre malviventi erano andati in fumo. La Seat Leon che sarebbe stata usata per i colpi era intestata alla nonna dei tre ventenni che risiede in Romania.
Un altro componente del gruppo, si tratta di una donna, è invece stato arrestato in flagranza di reato dalla squadra mobile di Milano. Gli altri sono ancora latitanti. Nei confronti di tutti i componenti del sodalizio criminale è stato spiccato un mandato di arresto europeo. La banda, costituita anche da soggetti con legami di parentela, ha agito in varie province italiane: oltre a Cremona, anche a Parma, Padova, Firenze, Piacenza e Reggio Emilia. Solo in un caso, in provincia di Reggio Emilia, il furto si è trasformato in rapina per la resistenza della vittima.
Per il resto, il modus operandi era sempre lo stesso: ad agire erano sempre le donne: si avvicinavano alle vittime con la scusa di chiedere un’informazione, o anche proponendo favori sessuali. La ladra cercava il contatto fisico proprio per sfilare l’orologio dal polso della persona fermata. Nei pressi, ad attenderla c’era un’auto di grossa cilindrata con a bordo il complice pronto ad intervenire in caso di problemi.
Il gruppo, che disponeva di auto con targa spagnola o tedesca, agiva con estrema mobilità sul territorio nazionale, come ha spiegato in conferenza stampa il nuovo dirigente della squadra mobile Mattia Falso. La mobile di Cremona è riuscita a ricostruire con precisione tutti gli spostamenti e tutti i colpi messi a segno. Il bottino, tra orologi di marca, spesso Rolex, e collane, spariva nel mercato nero.
Sara Pizzorni