Referendum sull'autonomia, il Pd prende le distanze dal sì condizionato dei sindaci
Il Pd segue la linea del boicottaggio del referendum sull’autonomia indetto da Regione Lombardia, a differenza dei sindaci del centrosinistra, in primis Giorgio Gori di Bergamo, che lunedì a Varese hanno sostenuto le ragioni per cui voteranno sì, seppure differenziandosi dal governatore leghista. Tantopiù che proprio Gori dovrebbe essere il suo diretto concorrente alle elezioni regionali dell’anno prossimo. Il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti non ha partecipato alla conferenza stampa dei sindaci a Varese lunedì scorso, in quanto relatore in un seminario sulla rigenerazione urbana a Cremona. Il referendum – spiega in una nota il segretario provinciale Pd Matteo Piloni – è “una possibilità prevista dalla Costituzione, nel Titolo V all’articolo 116, infatti il quesito referendario recita: Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?
“Con questa consultazione – continua Piloni – la Regione avvierà l’iter per chiedere al Governo alcune competenze. Quali? Ad oggi non lo sappiamo ancora. Infatti Maroni non ha ancora precisato quali competenze vuole ottenere, ma si è limitato a parlare di sicurezza e di soldi.
Due questioni che hanno il sapore della propaganda. La prima perché ha una valenza esclusivamente nazionale, e la seconda perché i 54 miliardi di cui Maroni parla e che vorrebbe trattenere in Lombardia sono il doppio del bilancio dell’intera Regione ed il doppio della legge di stabilità del 2016. Se la richiesta di Maroni è impostata su questi 54 miliardi, il referendum sull’autonomia si traduce con una sola parola: secessione.
Al contrario, come PD insieme ai nostri rappresentanti nelle Istituzioni, siamo per affrontare sul serio il tema del regionalismo differenziato (le competenze concorrenti), norma tra l’altro voluta e ottenuta proprio dal PD, mentre la Lega, quando era al Governo, nulla ha fatto su questo tema. Chi ha deciso di sostenere il SI al referendum è bene che chieda e ottenga chiarezza su questi punti.
In caso contrario il referendum, oltre ad un’inutile spesa di 50 milioni di euro, sarà solo il tentativo di Maroni di avviare la propria personale campagna elettorale per le regionali. A spese dei cittadini lombardi. Se il referendum sarà un’inutile farsa ideologica il PD non parteciperà”.
Nettamente più decisa la posizione del movimento ‘Possibile’, a cui hanno aderito anche diversi fuoriusciti cremonesi del Pd. Il coordinamento milanese dei comitati sorti a livello provinciale promuove un esposto alla magistratura sulle modalità di pubblicizzazione del referendum, profilando illeciti di tipo penale in fatto di utilizzo di fondi pubblici.