Cronaca

Polizia penitenziaria, monitorati in carcere detenuti a rischio radicalizzazione

Diciotto vite salvate da tentati suicidi in cella, 1300 detenuti movimentati, ma soprattutto un attento monitoraggio sul rischio di radicalizzazione radicalizzazione di matrice jihadista: questo il bilancio dell'attività dei primi nove mesi del 2017 da parte della Polizia Penitenziaria, forniti durante la celebrazione del bicentenario del corpo.

foto Sessa

Diciotto vite salvate da tentati suicidi in cella, 1300 detenuti movimentati, ma soprattutto un attento monitoraggio sul rischio di radicalizzazione di matrice jihadista all’interno dell’istituto penitenziario: sono tra i tre e cinque i detenuti che vengono tenuti in costante monitoraggio nell’istituto penitenziario di Cremona (alcuni vengono trasferiti e altri nuovi ne arrivano) proprio per evitare che diventino nuove reclute del terrorismo.

Questo il bilancio dell’attività dei primi nove mesi del 2017 da parte della Polizia Penitenziaria, forniti durante la celebrazione del bicentenario del corpo, che si è svolta venerdì mattina presso la casa circondariale di Cremona, alla presenza di tutte le autorità civili e militari cittadine. “E’ la prima volta che questa celebrazione si tiene nel nostro istituto insieme alle autorità e credo che sia un’occasione molto importante” ha detto il comandante, Maria Teresa Filippone. “Nostro compito non è solo custodire chi ha commesso dei reati ma anche restituire uomini nuovi e rieducati alla società. E questo è possibile grazie al duro lavoro degli agenti, che si impegnano su tantissimi fronti. Come quello di salvare delle vite, di chi tenta in carcere l’estremo gesto. Ma il grande lavoro è anche sul fronte della prevenzione: numerosi sono i ritrovamenti di droghe e cellulari tra i detenuti, grazie all’attento lavoro degli agenti”.

Importante è anche l’attività giuridica: circa 1.300 detenuti movimentati da inizio anno, 640 nuovi ingressi e 550 uscite. Insomma, un lavoro che non si ferma mai, come ha evidenziato anche il direttore Maria Gabriella Lusi: “il turnover dei detenuti e la loro tipologia ci hanno posto costantemente di fronte ala necessità di modellare il lavoro in relazione a culture, linguaggi ed esigenze sempre diverse. Il carcere deve valorizzare la qualità della vita detentiva ma anche la qualità del lavoro”.

Per il direttore, fondamentale è il lavoro di rete con tutti gli stakeholders territoriali: “Fondamentale è la volontà di lavorare con gli altri operatori del sistema” ha sottolineato Lusi. “E’ un fatto ormai che i poliziotti cremonesi lavorino con gli altri operatori dell’istituto in un sistema integrato di competenze e di discipline, nella logica della multidisciplinarietà”.

Fotoservizio Sessa

Laura Bosio

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