Il 15 giugno flash mob degli infermieri per riconoscimento della categoria professionale
La data è il 15 giugno, il luogo piazza del Comune. Prende forma il flash mob organizzato a livello nazionale e locale dagli infermieri per chiedere il giusto riconoscimento per la categoria professionale, una di quelle che con i medici più si è spesa nella lotta al covid 19. Dopo le autorizzazioni necessarie, la mobilitazione, nata tra le corsie di un ospedale, è pronta a scendere in piazza e a chiamare a raccolta il maggior numero di persone e colleghi possibili. Chiunque della professione potrà liberamente aderire, l’invito degli organizzatori è a indossare come segno distintivo qualcosa di bianco, che diventerà un po’ il simbolo del movimento che percorrerà idealmente tutto lo Stivale. La chiamata a raccolta era partita su facebook, prima dal gruppo di respiro nazionale ‘flash mob eroi dimenticati’, poi sulla pagina locale flash mob infermieri gruppo riferimento Cremona, che ha chiamato a partecipare quanti vogliano condividerne le ragioni. In un solo mese la pagina iniziale ha superato le seimila adesioni, scavalcando i confini regionali. Da nord a sud la categoria ha alzato la voce, appoggiata e sostenuta dal sindacato nazionale pronto a sostenere gli infermieri in piazza e nelle aule dei tribunali, per rivendicare i diritti, e persino i danni morali, subiti prima e durante l’emergenza sanitaria. Rafforzate da slogan come non eroi ma professionisti, stipendi adeguati all’Europa, le richieste che i manifestanti faranno valere – che potranno essere portate avanti con cartelli e foto anche da chi quel giorno sarà in turno a lavorare – puntano anche a una valorizzazione contrattuale e a degli stipendi più adeguati, considerato che i premi promessi inizialmente dal governo sarebbero addirittura spariti dal decreto rilancio. Ma prima di tutto gli angeli silenziosi della battaglia invisibile al covid chiedono rispetto e maggiore dignità: perchè non li si chiami eroi soltanto nelle tragedie, ma si veda il loro valore nel loro lavoro quotidiano.
Michela Cotelli