Cronaca

Regione abbia la massima attenzione su provincia di Cremona e focolai casalasco

Il 30 giugno scorso all’Ospedale di Cremona è stato dimesso l’ultimo paziente Covid. Pochi giorni dopo, il 2 luglio, è stato ricoverato nel reparto di pneumologia un “nuovo” paziente. Oggi in pneumologia ci sono 2 ricoverati: uno in ventilazione non invasiva, uno in ossigenoterapia con flussi elevati. Altri sono ricoverati nel reparto infettivi. La maggior parte di questi provengono dal focolaio di Viadana, altri dall’area della Parmovo.

Come ha dichiarato il primario di pneumologia di Cremona, dott. Bosio, il Covid non è andato in ferie e, data anche la comprensibile stanchezza del personale medico e infermieristico dei nostri ospedali, non solo non dobbiamo abbassare la guardia ma fare il possibile per affrontare questi ed eventuali focolai. I tamponi rimangono l’unico strumento efficace per individuare i positivi e contenere il virus. Senza programmazione e organizzazione gli screening rischiano di non essere utili. Bene ha fatto l’Ats Valpadana a effettuare uno screening sulle zone limitrofe ai cittadini già risultati positivi. Molti residenti, però, segnalano che a nessuno è stato chiesto di rimanere a casa in attesa dell’esito del tampone per i quali ci vorrebbe circa un mese. Se fosse così, non andrebbe affatto bene.

Questi focolai ci sono e le azioni di screening devono essere tempestive, ben organizzate e soprattutto occorre seguire stringenti protocolli, perché solo così si può contenere il Virus. Solo così si aiutano i nostri ospedali. Infine, torno sulle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale. In provincia di Cremona ne servirebbero almeno sette, ma me sono state istituite solo tre. Nel casalasco-viadanese, luogo del focolaio, ne è stata istituita una sola che ha effettuato 84 visite in 3 mesi. Praticamente una al giorno, un po’ pochino. Eppure, le Usca sono uno strumento molto importante che può essere decisivo. I medici che le compongono non sono mai stati messi nelle condizioni di lavorare al meglio. La Regione deve investire in queste unità, incrementando e attrezzando i medici, a partire dalle zone colpite dai recenti focolai.

Matteo Piloni

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