Regione, respinta la mozione di sfiducia al presidente Fontana
Dopo una mattinata di dibattito e discussione, con 49 voti contrari e 29 a favore il Consiglio regionale ha respinto questo pomeriggio la mozione di sfiducia al Presidente della Giunta regionale Attilio Fontana presentata da tutti gli esponenti dei gruppi di minoranza, con l’eccezione della rappresentante di Italia Viva Patrizia Baffi.
Il documento sottolineava tra i vari aspetti come “l’emergenza Coronavirus ha dimostrato che la Giunta Fontana non si è dimostrata di qualità sufficiente a tutelare la salute dei suoi cittadini; le scelte di politica sanitaria poste in essere da Regione Lombardia si sono rivelate in gran parte sbagliate, d’improvvisazione a volte antiscientifiche ed opache”. Di fronte a “una sanità pubblica fortemente depotenziata, vi è stato un sostanziale immobilismo di Regione Lombardia incapace culturalmente di comprendere il ruolo della medicina di territorio, igiene e sanità pubblica, prevenzione e sorveglianza epidemiologica”. Nei confronti del comparto privato, “abbiamo pagato lo scotto della visione sanitaria quasi trentennale della destra lombarda che ha lasciato il privato convenzionato libero di investire dove meglio riteneva, senza di contro contrattare con esso il mantenimento di un ruolo di responsabilità sociale in quelle strutture in tema di servizi ospedalieri a basso profitto, che era doveroso per regione garantire nella contrattazione complessiva di giusto profitto”.
“Al 29 febbraio – si leggeva ancora nel documento -, in Lombardia, le strutture di ricovero e cura in prima linea nell’emergenza Coronavirus erano infatti tutte pubbliche. La Lombardia è stata di gran lunga la regione più colpita dall’epidemia di Covid-19: al 27 luglio, i casi sono stati oltre 95.000 (su 246.000 in totale, in Italia), e i morti oltre 16.000 (su un totale di circa 35.000). Un dato del 26 aprile fornisce un quadro desolante della gestione Lombardia: 35% dei contagi, 55% dei morti, 17% dei tamponi rispetto al totale nazionale”.
Negli interventi dai banchi di maggioranza è stata invece sottolineata la bontà dell’azione e delle iniziative messe in campo da Regione Lombardia “contro una situazione senza precedenti e che ha colpito la nostra Regione in maniera molto più significativa e drammatica rispetto alle altre regioni italiane e agli altri Paesi europei”, mentre non sono mancate critiche al Governo nazionale con frequenti richiami “ai verbali sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro, ai mancati interventi da parte del Governo a sostegno di Regione Lombardia nella fase più acuta della crisi sanitaria e alla lacunosa gestione degli aiuti, nonché all’eccessivo utilizzo di decreti contenenti misure e prescrizioni spesso non adeguatamente condivise”.
Il Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi (Forza Italia) ha sottolineato infine come il dibattito in Aula, “pur nella diversità e nella contrapposizione tra le parti, è stato caratterizzato da un clima di grande correttezza istituzionale e da toni accesi ma rispettosi. Spiace invece –ha aggiunto- che all’esterno di Palazzo Pirelli uno sparuto gruppo di sedicenti rappresentanti del popolo, riuniti sotto il simbolo dei Comitati Armati per la resistenza Comunista, abbia esposto uno striscione con la scritta “Fontana assassino”, ennesimo episodio becero di quell’incitamento all’odio e alla demonizzazione degli avversari politici che pensavamo fosse ormai definitivamente relegato al secolo scorso. Comportamenti inqualificabili che vanno condannati da tutti, senza distinguo alcuno”.
Il consigliere del Movimento 5 Stelle, Marco Degli Angeli commenta: “Non ce l’abbiamo con la Lega, qui il colore c’entra poco. Vogliamo però bene ai cittadini lombardi e siamo qui per ascoltare chi ci chiede aiuto e supporto. La giunta “ci ha accusato di di dire menzogne e ci ha attaccato facendo mera demagogia”. L’esponente pentastellato quindi aggiunge: “Non ci siamo però scordati di tutte le girandole di dichiarazioni che hanno caratterizzato il periodo clou dell’emergenza sanitaria. Questo il motivo per cui chiediamo che la Giunta si dimetta. Questo perché la Giunta ha solo pensato a fare propaganda, trasformando la nostra istituzione in una agenzia di marketing a loro uso e consumo. Hanno pensato solo a difendere la loro immagine a fini elettorali senza pensare alle conseguenze delle loro politiche sui cittadini”. “Abbiamo – conclude Degli Angeli – preparato gli scatoloni mostrandoli durante il nostro intervento. E’ la nostra metafora, forte ed incisa – precisa Degli Angeli -, per comunicare al presidente Fontana come la miglior scelta sarebbe quella di preparare le proprie cose e lasciar spazio ad una politica più efficace ed efficiente che ha davvero a cuore la salute dei cittadini”.
Il capogruppo del Partito Democratico in Regione Fabio Pizzul e il consigliere Matteo Piloni commentano: “La Lombardia rimane su un treno senza conducente, come quello che si è schiantato a metà agosto a Carnate, ma il voto di oggi inaugura la fine della legislatura regionale, perché si è spezzato il filo di fiducia tra chi guida la Regione e i cittadini. In questi mesi i lombardi si sono sentiti soli e abbandonati come non era mai successo e a salvarli è stato solo il lockdown voluto dal Governo. Fontana e la sua giunta, intanto, si sono chiusi nel palazzo e hanno dichiarato a più riprese di non aver sbagliato nulla. Per quanto la legislatura regionale possa trascinarsi, nei fatti è già finita, al di là del voto espresso oggi in Aula da una maggioranza che non vuole ammettere il fallimento della gestione dell’emergenza”.
Baffi, unico esponente della minoranza a non firmare la mozione di sfiducia, è uscita dall’aula senza quindi partecipare al voto. “La mozione di sfiducia al Presidente Fontana – ha spiegato la consigliera di Italia Viva -, presentata oggi in aula consiliare, è la mera rappresentazione di un inutile gioco delle parti, di cui la Lombardia ed i cittadini non hanno bisogno”. Baffi ha aggiunto: “Questa seconda mozione in poco più di cento giorni, dimostra che al percorso di vero approfondimento attraverso lo studio dei dati calati in una dimensione globale, che dovrebbe svolgersi attraverso quella Commissione di Inchiesta che ancora deve decollare, si preferisce un metodo d’assalto che come risultato contribuisce ad alimentare odio e a sollecitare gli istinti forcaioli, come dimostra ancora una volta la mobilitazione di oggi promossa dai militanti del CARC all’ingresso del Pirellone, e le ennesime scritte deplorevoli”. “Il sistema lombardo – ha evidenziato ancora la consigliera – ha mostrato le sue fragilità, ma addossare ad una sola persona la responsabilità di 16.000 morti è un atto di crudeltà”. Baffi ha poi aggiunto: “Io ho una visione diversa della politica e mi rifiuto di impegnare il mio mandato in azioni inutili e irresponsabili. Non faccio parte della maggioranza, ma non mi sento neanche di condividere, in questo contingente, questo modo di fare opposizione, in un contesto di emergenza straordinaria caratterizzato da uno stress sistemico generato dalla pandemia e contrassegnato da una pesante situazione socio-economica ancora da affrontare”. L’esponente di IV ha quindi concluso: “Io non ci sto e mi chiamo fuori. Responsabilità e azione politica devono viaggiare insieme”.