Concorso per dirigente settore
cultura, "Modalità poco chiare"
Come sono state valutate le caratteristiche dei candidati al concorso per Dirigente del Settore Cultura Musei e City Branding bandito dal Comune di Cremona? E come sono stati valutati i colloqui, e le prove orali? A chiederselo è un gruppo di alcuni tra coloro che hanno preso parte al concorso, ai quali le modalità di selezione e di svolgimento del concorso non sono apparse chiare.
A denunciare la situazione è Valeria Soru, in una lettera inviata al Comune, ma anche alle organizzazioni sindacali. Secondo quanto segnalato sulla missiva, durante il concorso non sarebbero stati esplicitati in modo trasparente i criteri per la valutazione dei titoli. Ma a non essere chiari, secondo la donna, sono anche “i criteri adottati in sede di valutazione dei colloqui nel rispetto di trasparenza e pubblicità. Le prove orali, infatti, si sono trasformate in una procedura comparativa effettuata a porte chiuse”. Infine, si chiede “quali siano le valutazioni dettagliate e verbalizzate dalla commissione giudicatrice in merito alle prove orali dei candidati. Tali valutazioni hanno condotto ad una graduatoria finale dove i punteggi più alti attribuiti ad entrambe le prove scritte sostenute dai candidati sono risultati diametralmente opposti ai punteggi riportati in sede di orale con valutazioni che paiono estremamente precise e ben calcolate che inopinatamente hanno ribaltato i punteggi parziali conseguiti alle prove scritte”.
Non solo. La candidata va oltre la richiesta di accesso agli atti e segnala anche l’atteggiamento della commissione, che “si è studiatamente prodotta in un atteggiamento intimidatorio e antagonista, con un contegno al limite della scortesia e della poca educazione”.
Non da ultimo, Soru segnala le proprie difficoltà personali di spostamento, provenendo lei dalla sardegna: “Avevo segnalato alla Commissione l’esigenza di anticipare l’ora del colloquio, fissata in modo solo apparentemente preciso, al fine di poter organizzare la trasferta con un volo che mi consentisse di contenere tempi e costi.
Tale anticipazione mi era stata accordata formalmente nella settimana precedente il colloquio. Nonostante tutti fossero perfettamente al corrente delle mie necessità, ad un certo punto la Commissione decideva di concedersi una pausa pranzo durata ben due ore. Ho pertanto concluso il mio “colloquio” con un forte ritardo, intorno alle 16,30, quando ormai tutti i collegamenti per il mio volo programmato risultavano impossibili. Ho pertanto perso il volo, il relativo costo del biglietto e sono stata costretta ad affrontare un imprevisto e disagevole viaggio che un minimo di organizzazione, accortezza e sensibilità da parte della Commissione avrebbe facilmente scongiurato”.