Scuola, preside Massimo (Roma): “studenti di internazionali trattati da cittadini serie B”
L’anagrafe degli studenti che frequentano le scuole internazionali “non c’è perché a qualcuno non interessa. Ed è un fatto gravissimo ed inconcepibile che non sia stato censito chi è in età di obbligo scolastico dal momento che sono scuole che partono dall’infanzia. I nostalgici raccontano: ‘se non andavo a scuola, i carabinieri venivano a casa’. Come è possibile che non ci siano i dati? Come si possono trattare questi ragazzi e le loro famiglie da cittadini di serie b?”. A commentare all’Adnkronos l’assenza di una anagrafe degli studenti delle scuole internazionali è Giovanni La Manna, Direttore generale dell’Istituto Massimiliano Massimo di Roma, scuola gesuita della Capitale dove si è formato tra gli altri il premier Mario Draghi.
Il direttore dell’Istituto prosegue: “in un contesto globalizzato ci sarà sempre più l’esigenza di spostarsi. Dunque la legittimità della scuola internazionale è indiscutibile e fondamentale. Come ci si può disinteressare soprattutto di cittadini italiani che optando per questa scuola si devono sentire cittadini di serie b!”, esclama. Inclusione dovrebbe essere la parola chiave “ed una convenienza per il sistema statale, perché consentirebbe l’accesso a tutti, anche a chi non se lo può permettere”. “Invece – rimarca il preside – addirittura gli allievi delle scuole internazionali sono esclusi dall’anagrafe degli studenti; proprio come noi delle paritarie non abbiamo ancora accesso alla piattaforma nazionale per il controllo dei green pass del personale scolastico. Noi abbiamo ricevuto gel e mascherine (ma le internazionali no – ndr). Manca l’automatismo perché va superata la differenza terminologica: statale – paritarie – internazionali. La scuola è scuola e basta”.
“Solo investendo in un sistema che lavora con il presente ed il futuro del nostro paese potremo uscire dalla povertà culturale in cui siamo da anni. E’ una questione prioritaria per trasformare l’Italia, l’Europa e il mondo. I tagli impoveriscono. La cultura da vita e ci fa crescere. Vanno individuate le priorità. Ma vanno scelte con onestà e libertà”, conclude il Dirigente.
(di Roberta Lanzara)