Green pass obbligatorio, Landini: “Tamponi gratis, non si paghi per lavorare”
“Vaccinarsi tutti senza dover pagare per lavorare”, lo dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil in una intervista a La Repubblica dopo che il governo ha reso obbligatorio il Green Pass per tutti i lavoratori i quali, se non vaccinati, dovranno pagarsi il tampone. “Noi sindacati continuiamo a pensare che il provvedimento migliore è quello di rendere obbligatorio il vaccino per tutti i cittadini, non solo per i lavoratori”. “Ci auguriamo – spiega Landini – che la scelta del governo sul Green Pass spinga le persone a vaccinarsi, resta, tuttavia, una contraddizione: l’obbligatorietà del certificato verde non vuol dire che sia obbligatorio vaccinarsi, basta presentare il tampone, dunque resta la libertà anche di non vaccinarsi. Ma allora imporre un costo per esercitare il diritto al lavoro in un Paese con bassi salari è sbagliato e rischia di essere controproducente rispetto all’obiettivo dichiarato”.
“Non ci sono solo i 4 milioni di lavoratori, nel settore pubblico e in quello privato – sottolinea il sindacalista – , ad essere privi di vaccinazioni. Ci sono persone disoccupate, anziane, inattive a cui nessuno chiede il Green Pass. In più la decisione del governo rischia di produrre divisioni nei luoghi di lavoro e creare conflitti di cui non abbiamo affatto bisogno”. Landini aggiunge. “Il decreto non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Non è ancora chiaro cosa accadrà nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Ma non sappiamo nemmeno cosa succederà per gli imprenditori: loro controllano i dipendenti e a loro chi li controlla? Nessuno? Comunque il sindacato ha ottenuto che non ci fossero licenziamenti per i lavoratori senza certificato, che non ci fossero demansionamenti ed è stato deciso anche il ripristino del trattamento economico per malattia nel caso di quarantena”.
“Io – sottolinea – continuo a pensare che il tema vero sia come si sconfigge il virus. L’obbligatorietà del vaccino sarebbe stato un passo importante. Ma il governo non è riuscito a farlo perché non ha saputo fare sintesi all’interno della sua maggioranza. Questo è il punto, e questo scarica i problemi sul sindacato e sulle imprese. Aggiungo che c’è una seria questione di metodo. Il confronto con le parti sociali il governo lo deve realizzare prima di prendere le decisioni con la sua maggioranza”.