Variante Omicron, terza dose vaccino covid efficace dopo 14 giorni
La dose booster del vaccino anti covid alza la protezione contro la variante Omicron di Sars-CoV-2 già a distanza di due settimane dalla somministrazione, mentre sul fronte delle terapie molti anticorpi monoclonali sembrano perdere potenza ed efficacia contro il nuovo mutante. A fare il punto su cosa sappiamo finora di Omicron è l’Istituto superiore di sanità (Iss) nelle Faq pubblicate online e via social.
“Al momento – spiega l’Iss – ci sono ancora dati limitati sull’efficacia dei vaccini nei confronti di Omicron. I risultati in Gran Bretagna indicano una riduzione significativa nell’efficacia vaccinale contro la malattia sintomatica da Omicron rispetto a quella da Delta dopo due dosi di vaccino Pfizer o AstraZeneca. E’ emersa tuttavia un’efficacia maggiore verso la malattia sintomatica 2 settimane dopo il booster, comparabile o leggermente inferiore a quella verso Delta. Uno studio non ancora sottoposto a peer review riporta anche una perdita di efficacia del ciclo primario rispetto all’ospedalizzazione, sebbene di livello minore rispetto alla malattia sintomatica”.
L’Iss ribadisce che “i vaccini restano indispensabili per ridurre il rischio di malattia grave e morte, per cui è fondamentale aumentare le coperture il più rapidamente possibile sia con il completamento del ciclo primario per chi non l’avesse ancora fatto che con le dosi di richiamo per chi ha completato il ciclo primario o per chi è guarito da più di quattro mesi”.
Quanto ai trattamenti Covid, continua l’Iss, “i corticosteroidi e gli antagonisti dell’IL6” (interleuchina 6) rimangono “efficaci nel trattamento dei pazienti gravi. Per quanto riguarda altri trattamenti si segnala che alcuni studi osservano una perdita di efficacia di molti anticorpi monoclonali a causa delle mutazioni presenti nella variante Omicron”.
Sul fronte diagnosi Omicron non cambia invece nulla: “I normali test già in uso basati su Pcr sono in grado di rilevare l’infezione anche in presenza della variante Omicron – spiega l’Iss – I test antigenici rapidi che sono diretti verso la proteina nucleocapsidica conservano la loro capacità diagnostica”.