Guerra Ucraina, ministro transizione digitale: “abbiamo un cyber esercito, di oltre 300mila specialisti”
(Adnkronos) – Il digitale sta giocando un ruolo importantissimo nel conflitto tra Russia e Ucraina. Infatti Kiev ha creato un vero e proprio esercito digitale per combattere contro la Russia sul fronte cyber. L’Adnkronos ne ha parlato con uno dei protagonisti di questa guerra, Mykhailo Fedorov, ministro dell’Innovazione tecnologica e transizione digitale ed anche vice ministro dell’Ucraina, che annuncia: “Nell’esercito Іt ucraino ci sono più di 300mila cyber specialisti. Ogni giorno il loro numero cresce”.
Fedorov, 31 anni, alla guida di una transizione digitale all’avanguardia nel mondo, prosegue: “Chiunque può diventare volontario della nostra comunità. Basta iscriversi al canale Telegram del progetto e ricevere i compiti. Dall’inizio della guerra abbiamo effettuato più di 330 attacchi Ddos (Distributed denial of service – ndr ) con successo”. Contro chi? “Contro le risorse web delle corporazioni Gazprom, Lukoil, le banche Sberbank, Vtb, Gasprombank, e i portali web statali del Cremlino, del Parlamento. Ad ora non posso rivelare altri dettagli. Dopo la vittoria sì”, risponde.
Si vedono costantemente immagini drammatiche provenienti dallo scontro sul terreno, ma non è meno acceso quello nel cyberspazio che per certi versi è anche molto più globale: “Il fronte cibernetico nel 21 secolo è analogo al fronte terrestre: si combattono battaglie, subiscono perdite, ottengono vittorie – conferma il Ministro – Noi abbiamo creato un esercito cibernetico ucraino che combatte attivamente contro il nemico, contro l’aggressione russa. Ne fanno parte specialisti ucraini e stranieri: fondatori di start up, creativi e addetti alla comunicazione”.
A quanto ammontano i danni alle infrastrutture digitali del Paese? “Per ora non vorrei valutare la quantità dei danni perché la guerra non è ancora finita. Il nemico distrugge in maniera mirata la nostra infrastruttura di telecomunicazioni per lasciare il territorio ucraino senza la connessione, senza la copertura mobile, senza radio e telecomunicazioni”. Ma “senza precedenti, l’Ucraina è stata rifornita di Starlink indispensabile al funzionamento di migliaia di terminali nei luoghi in cui ci sono problemi di connessione; di grande aiuto per gli ospedali, per le infrastrutture pubbliche in condizioni critiche, per le aziende operanti nella Tecnologia dell’Informazione”, ricorda Fedorov.
Quali le aree più in difficoltà? “Abbiamo problemi con la rete per lo più nelle zone dei combattimenti attivi. Nella regione di Kyiv nelle città come Irpin, Bucha, Hostomel, Vorsel. Non sempre la connessione è stabile nelle regioni di Kharkiv, Kherson, Cernihiv, Melitopil. Ed ora come non mai è importante chiamare i propri cari ma spesso è impossibile raggiungere chi si trova in queste zone”, risponde. “Al momento tutti gli operatori telefonici e i rispettivi istituti statali lavorano uniti con un unico obiettivo: far sì che rete mobile e fissa funzionino al meglio. Vorrei dire che i nostri specialisti che si occupano di ripristino delle infrastrutture danneggiate sono dei veri eroi. Lavorano e riattivano le reti molto velocemente. Spesso agiscono sotto il fuoco nemico, e muoiono sul campo, svolgendo il loro compito”.
Il suo tweet su Starlink a Musk ha consentito a centinaia di migliaia di ucraini di collegarsi via satellite. Che progetti avete con Elon Musk in futuro? “In realtà eravamo già in contatto con Musk per via dei possibili progetti in comune. Per questo il suo team ha reagito così rapidamente e in maniera efficace alla nostra richiesta di Starlink. Siamo grati a Elon Musk per il suo grande sostegno all’Ucraina non solo a parole ma anche con le azioni. Speriamo – auspica – di realizzare tutto ciò di cui abbiamo parlato prima della guerra”.
“Sono certo che dopo la guerra continueremo a lavorare su tutti i progetti e riforme su cui eravamo già impegnati. Il nostro obiettivo è digitalizzare il 100% dei servizi statali. Dopo la guerra lo faremo molto più velocemente”, afferma con ottimismo. “Da due anni, prima dell’invasione russa, abbiamo lavorato all’introduzione di incentivi per lo sviluppo dell’industria della Tecnologia dell’Informazione in Ucraina. Il nostro obiettivo era entro il 2024 incrementare la quota It nel prodotto interno lordo al 10% (prima della guerra It occupava 3-4%). L’Ucraina ha un enorme potenziale proprio in questo settore. Credo che con incentivi ed un approccio sistemico possa diventare il più grande hub It in Europa. I nostri specialisti sono conosciuti nel mondo come professionisti capaci di creare prodotti e svolgere compiti complicati”.
Avete adottato specifiche modalità di protezione degli utenti della Dia, la piattaforma digitale dei servizi statali online? “Ovviamente la sicurezza digitale differisce molto nei tempi di pace e durante la guerra. Dobbiamo resistere ai numerosi attacchi Ddos e ai vari tentativi di sabotaggio, ma anche proteggere fisicamente i registri statali sotto continui attacchi aerei e missilistici. Abbiamo dovuto organizzare velocemente un luogo sicuro in cui contenere tutti i registri e le basi dati, l’infrastruttura di riserva e il backup – racconta – Il compito più difficile probabilmente è provvedere alla disponibilità dei server, loro prenotazione e spostamento. Ma per ora riusciamo a farlo”.
Fedorov precisa: “Per quanto riguarda l’applicazione Dia, è sicura. Vorrei puntualizzare che la piattaforma non detiene i dati personali degli utenti ma li prende dai registri statali appositi. Gli utenti possono stare tranquilli, perché questi dati non possono essere hackerati. L’unico problema ad ora è la disconnessione dei registri statali dai quali gli utenti ricevono i dati per i propri documenti, per cui di conseguenza alcuni documenti non sono disponibili online”. Come avete risolto? “Per i casi come questo abbiamo creato un documento alternativo ‘e-document’. Questo documento viene creato sulla base dei dati di autorizzazione dell’utente del Bank Id della Banca nazionale ucraina oppure dai dati nel passaporto biometrico. Questo documento è sempre disponibile offline”, conclude.
(di Roberta Lanzara)