Vaiolo delle scimmie in Italia: cosa dicono Bassetti, Gismondo, Pregliasco
(Adnkronos) – Vaiolo delle scimmie, individuato il primo caso in Italia. Rara malattia virale che si trova per lo più nei Paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale, è causata dal Monkeypox virus che appartiene al gruppo degli orthopoxvirus. Bisogna preoccuparsi? Ecco cosa ne pensano gli esperti.
Bassetti
“Avevo detto che avremmo avuto dei casi in Italia di vaiolo delle scimmie, Spagna e Portogallo sono dietro l’angolo. Ora è un problema europeo e globale, dobbiamo fare molto bene il tracciamento e far sì che si fermi un focolaio che è partito”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Una cosa positiva è che chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe essere coperto, ma questa vaccinazione dal 1974 in poi non è stata fatta. Una parte importante della popolazione non ha il vaccino del vaiolo e potrebbe essere scoperta”, avverte.
“Non c’è una cura specifica per il vaiolo, in genere queste forme si autolimitano, hanno una durata e poi si risolvono. I rischi – spiega Bassetti – sono quelli di un’infezione intra-umana, ovvero che ci possa essere trasmissione a più persone se esce da questi cluster che abbiamo avuto soprattutto tra persone omosessuali, e può diventare un problema”.
Gismondo
“Assolutamente no panico, ma massima attenzione”: la microbologa Maria Rita Gismondo invita a mantenere la calma, agendo però rapidamente. “Per ora si tratta di casi isolati – commenta all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – Quindi sono casi che si possono assolutamente circoscrivere, visto che vengono correttamente segnalati. Possono e devono essere circoscritti ora”, esorta l’esperta.
Pregliasco
L’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie tra Europa e Usa, specie dopo il primo caso italiano segnalato dall’Inmi Spallanzani di Roma in un giovane di ritorno dalle Canarie, “ovviamente è qualcosa che ci preoccupa. Al momento però è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori” allertati sul tema. Dice no agli allarmismi il virologo Fabrizio Pregliasco, che – interpellato dall’Adnkronos Salute – invita però ad agire con tempestività. “Facciamo attenzione ai casi sospetti e attiviamo una rete nazionale di segnalazione come per le epatiti pediatriche” acute a eziologia sconosciuta, è l’invito del docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.