Crescita Italia 2022, Visco: “Danni pandemia non ancora riparati, guerra peggiora prospettive”
(Adnkronos) – “La guerra ha peggiorato di colpo le prospettive di crescita dell’economia mondiale, in una fase in cui i danni inferti dalla pandemia non sono ancora del tutto riparati. L’incertezza è drasticamente aumentata a livello globale, investe i pilastri sui quali si basa l’assetto economico e finanziario internazionale emerso dalla fine della Guerra fredda: la convivenza pacifica tra le nazioni, l’integrazione dei mercati, la cooperazione multilaterale”. E’ lo scenario tratteggiato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali della relazione annuale.
“Il conflitto in Ucraina sta determinando un significativo rallentamento dell’economia mondiale; le recenti misure adottate in Cina per contrastare nuovi focolai epidemici aggravano questa tendenza, riacutizzando i problemi di rifornimento nelle catene globali del valore già osservati nel 2021. Il Fondo monetario internazionale – sottolinea Visco – stima un aumento del prodotto mondiale del 3,6 per cento per quest’anno, quasi un punto percentuale in meno della previsione di gennaio e inferiore di circa 1,5 punti a quella dello scorso ottobre”.
“L’inflazione, che in tutte le economie ha in larga parte riflesso i rialzi dei corsi delle materie prime, rimarrebbe elevata, per poi calare nel 2023. Questo scenario – rileva – si basa su ipotesi relativamente favorevoli riguardo ai prezzi e alla disponibilità di beni energetici e alimentari, ipotesi che dipendono strettamente dagli sviluppi del conflitto in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni nei confronti della Russia. Non è trascurabile il rischio che il rallentamento dell’attività, anche per l’evoluzione ancora incerta della pandemia, risulti più marcato”-
“L’economia italiana è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas , per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso. In gennaio – ricorda Visco – ci attendevamo che il prodotto tornasse sul livello precedente lo scoppio della pandemia intorno alla metà di quest’anno e prefiguravamo una solida espansione, superiore in media al 3 per cento, nel biennio 2022-23. La guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza su queste prospettive”.
“L’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, risentendo anche della ripresa dei contagi; dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello in corso. In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa due punti percentuali in meno di crescita, complessivamente, per quest’anno e il prossimo. Le stime più recenti delle maggiori organizzazioni internazionali – rileva il governatore di Bankitalia – sono simili. Non si possono però escludere sviluppi più avversi. Se la guerra dovesse sfociare in un’interruzione nelle forniture di gas dalla Russia, il prodotto potrebbe ridursi nella media del biennio”, indica Visco.
Tuttavia, evidenzia il vertice di Bankitalia, “la ristrutturazione condotta nel decennio precedente la pandemia ha permesso alle imprese italiane di affrontare la crisi in condizioni di bilancio relativamente solide. Un recupero di competitività è in atto da tempo. Il sistema finanziario, anch’esso rafforzatosi, è in grado di offrire un adeguato sostegno al settore produttivo. La ritrovata fiducia nelle prospettive economiche del Paese ha favorito il ritorno alla crescita degli investimenti e la ripresa, su cui oggi pesano le conseguenze della guerra in Ucraina”.
“I progressi compiuti, per quanto parziali, indicano che l’economia italiana ha la possibilità di superare le debolezze che ne rallentano lo sviluppo, per interrompere il ristagno della produttività, contrastare l’effetto delle tendenze demografiche sull’offerta di lavoro, ridurre il peso del debito pubblico, salito in misura considerevole con la crisi pandemica. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce uno strumento decisivo per affrontare con successo questa sfida”, sottolinea Visco.
Ma “l’elevato debito pubblico espone la nostra economia ad ampi rischi, inclusi quelli connessi con la volatilità dei mercati. In prospettiva, per una sua significativa riduzione saranno necessari ritmi di crescita stabilmente più elevati che in passato. Dovranno inoltre essere conseguiti adeguati avanzi al netto della spesa per interessi – avverte Visco – anche per tenere conto dell’aumento atteso degli oneri connessi con l’invecchiamento della popolazione. In questo quadro – conclude – il ricorso al debito per finanziare nuovi programmi pubblici, tranne per quanto necessario per fare fronte a situazioni di reale emergenza, va evitato”.