Migranti, previsti nuovi arrivi
ma sistema accoglienza saturo
Un inverno particolarmente mite, insieme all’inasprimento delle condizioni di povertà e alle repressioni in molte regioni del sud est del mondo hanno raddoppiato gli arrivi di migranti in Italia lo scorso gennaio rispetto allo stesso mese del 2022. Non solo sbarchi dalle coste africane, ma anche via terra, dal confine triestino e dalla rotta marittima turco – greca, proprio quella che ha visto la tragedia di Cutro.
I centri di prima accoglienza scoppiano ed è urgente trovare luoghi dove le persone possano essere distribuite sul territorio e la questione da Roma si ripercuote sulle singole province italiane. Cremona non è esclusa ed è per questo che il Prefetto sta incontrando i sindaci del territorio per far presente la necessità di reperire nuovi alloggi. Lo ha fatto qualche settimana fa nell’Area Omogenea cremasca e lo ha ripetuto ieri l’altro in sala Quadri a Cremona, poi incontrerà anche i primi cittadini dell’area casalasca.
A Cremona, davanti a una quarantina di sindaci del Distretto, è stata delineata una situazione molto chiara: la provincia deve essere in grado di accogliere una quota parte degli arrivi in Lombardia e basterebbe che ogni comune indicasse la disponibilità di un appartamento per coprire le necessità. Non sarebbero poi i sindaci a dover gestire l’accoglienza, ma gli enti quali cooperative e mondo dell’associazionismo, a prendere contatti diretti con i proprietari degli immobili.
Tutti i soggetti gestori operanti sul territorio cremonese, accreditati in Prefettura attraverso i bandi periodici, non hanno al momento più strutture disponibili. Da qui nasce il coinvolgimento dei sindaci, principali conoscitori dei rispettivi contesti, affinchè possano segnalare la disponibilità di appartamenti, ma il problema è che, pur non essendo coinvolti direttamente nella gestione, i primi cittadini tendenzialmente temono possibili ripercussioni sull’ente per quanto riguarda conflittualità e problemi di ordine pubblico. La Prefettura ha fatto presente di poter agire d’imperio nel caso non venissero reperite disponibilità volontarie. Un’ipotesi potrebbe essere quella di utilizzare grandi contenitori, accentrando quindi in pochi luoghi la presenza di migranti.
L’incremento degli arrivi nella stagione primaverile andrà ad appesantire una situazione già seria sul fronte dell’accoglienza.
Solo una parte minoritaria dei migranti entrano nel sistema Sai, accoglienza e integrazione, finanziato dallo Stato attraverso specifici accordi con i Comuni. Tutto il resto viene gestito attraverso i bandi delle Prefetture che coinvolgono soggetti privati, in primo luogo i Servizi per l’Accoglienza facente capo alla Caritas e poi la rete delle cooperative. Ma il problema è sempre lo stesso: trovare spazi disponibili per un’emergenza che non è più tale, visto che dura da almeno trent’anni e che non può essere fermata nè dai decreti flussi nè dal blocco dei permessi temporanei. Fenomeni naturali, guerre e povertà stanno inducendo sempre più persone a cercare condizioni di vita migliori. Solo due anni fa, dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan ci fu grande clamore mediatico, ma il caso cadde presto nel dimenticatoio. A Cremona arrivarono alcune famiglie: quelle ospitate a cascina Moreni si trovano ancora qui, sono state integrate nel sistema SAI e stanno completando il processo di integrazione nel lavoro e nella scuola. gbiagi