Cronaca

Anche da Cremona arriva
il no al decreto Cutro

Anche il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti sottoscrive il no di tanti sindaci italiani alle norme contenute nel cosiddetto “decreto Cutro” che oggi 18 aprile va in discussione in Senato. Un provvedimento contenente “disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” varato dal Consiglio dei ministri  lo scorso 9 marzo, a Cutro sull’onda della strage di oltre 90 migranti sulla costa calabrese.

Se ne è parlato ieri sera in un incontro organizzato dal laboratorio di Galimberti “Cremona si può” al Civico 81, con gli interventi del sindaco di Prato Matteo Biffoni, responsabile immigrazione per l’Anci; Giusi Biaggi, presidente di Consorzio Nazionale CGM e di Giona Coop Nazareth; e Rosita Viola assessore al Welfare del Comune di Cremona.

113 i posti per minori non accompagnati  (inclusi i neomaggiorenni che possono far domanda di restare fino ai 21 anni) per il quale il Comune di Cremona è accreditato all’interno del progetto SAI, servizio accoglienza e integrazione, il principale percorso istituzionale e finanziato dallo Stato per la seconda accoglienza; ma 379 quelli che dallo scorso anno sono in carico al Comune, collocati in diverse località della penisola, da Udine a Massa a Pesaro, all’interno di comunità o di case famiglie. Un fenomeno ormai diventato ingestibile, come ha spiegato Rosita Viola nel corso dell’incontro, facendo riferimento al vero e proprio allarme lanciato qualche mese fa dallo stesso sindaco Galimberti sull’esistenza di una presunta tratta di ragazzi che vengono appositamente dirottati dai trafficanti sul territorio cittadino in virtù di una lunga tradizione di accoglienza.

E’ in  questa situazione di caos, aggravata da un susseguirsi di leggi mai organiche ma sempre emergenziali in tema di immigrazione,  che si è arrivati al paradosso per cui, anche se i posti ufficialmente istituiti a Cremona sono esauriti ormai da tempo, o si esauriscono rapidamente non appena se ne liberano, i profughi sotto i 18 anni continuano ad arrivare in città: così prescrive la norma per cui è il comune nel quale essi vengono identificati che deve gestire la loro accoglienza.

Una situazione che presto si aggraverà con l’arrivo ormai certo di altre decine, forse centinaia di persone provenienti dai centri di prima accoglienza del sud, ormai strapieni, visto che dall’inizio dell’anno gli sbarchi si sono triplicati rispetto allo scorso anno. E intanto è caduto nel vuoto l’appello del Prefetto ai sindaci cremonesi per un’accoglienza diffusa su tutto il territorio provinciale: i nuovi arrivi saranno concentrati in una grande struttura, probabilmente un albergo alle porte della città. gbiagi

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