Auto, Salini: "Euro 7 ennesimo
pasticcio: avvantaggia la Cina"
“Oggi (giovedì 1° giugno) partono ufficialmente i negoziati in Commissione Industria sul nuovo regolamento Euro 7. E, come Partito popolare europeo, siamo sul piede di guerra. Dispiace infatti constatare ancora una volta che i medesimi sponsor del passaggio forzato all’auto elettrica, guidati dal vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, si muovono in modo maldestro sul loro stesso terreno ultra-ideologico, senza avere minimamente contezza di come gestire razionalmente questa transizione di portata storica”.
E’ quanto dichiara l’europarlamentare Fi-Ppe Massimiliano Salini, relatore Ppe in Commissione Industria del parere sul nuovo regolamento Euro 7, che aggiunge: “Diversamente non si spiegherebbe l’ennesimo pasticcio normativo dell’esecutivo Ue che ci troviamo costretti ad emendare pesantemente in Europarlamento: lontano dal costituire un semplice upgrade dell’Euro 6, come promesso inizialmente, i nuovi standard stravolgono le deadline temporali e i tagli di emissioni, imponendo target insostenibili, a fronte di benefici ambientali irrisori, se è vero che studi recenti attribuiscono all’Euro 7 una riduzione di emissioni nell’ordine di un paio di punti percentuali. Un quadro estremamente critico, come giustamente segnalato anche da alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia”.
Salini, poi, evidenzia: “I nuovi parametri sono tanto onerosi per le nostre imprese che, se applicati, costringerebbero la filiera automotive europea a distogliere investimenti dallo sviluppo dell’auto elettrica caldeggiato dalla stessa Commissione Ue, offrendo paradossalmente un vantaggio ai competitor cinesi. Altro aspetto grave, che mostra come la Commissione sia inaffidabile e abbia perso la rotta della politica industriale e ambientale, è l’assenza di una proposta per rendere più sostenibile il parco auto circolante sul fronte delle emissioni di CO2”.
“Un problema – conclude l’europarlamentari – che, come Ppe, stiamo invece affrontando seriamente, proponendo per la prima volta di inserire nella normativa Ue una definizione di “carburanti CO2 neutri” capace di includere non solo quelli sintetici oggetto del famoso, quanto discutibile, accordo politico Commissione-Germania, ma anche i biocombustibili prodotti principalmente in Italia, diversificando secondo il principio di neutralità tecnologica”.