Cronaca

Fanghi "tossici", ennesimo rinvio
"Nessuna notifica al Ministero"

A cinque anni di distanza dallo scoppio del caso dei presunti fanghi tossici legati alla Wte, azienda bresciana accusata di aver sparso anche su terreni agricoli della provincia di Cremona una quantità impressionante di fanghi da depurazione contaminati, il procedimento davanti al gup di Brescia Cristian Colombo non è ancora decollato.

Oggi, infatti, c’è stato l’ennesimo rinvio a causa, secondo quanto rilevato dal gup, dell’omessa notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare al Ministero dell’Ambiente, che infatti, non avendo ricevuto la comunicazione, non ha potuto chiedere di costituirsi parte civile. Il nuovo rinvio è stato fissato al 15 novembre, ma per quella data a presiedere l’udienza sarà un altro giudice. E intanto il tempo passa e sul caso incombe il rischio prescrizione, almeno per alcuni capi di imputazione.

A novembre il giudice dovrà ancora decidere se ammettere o meno come parti civili Legambiente Lombardia, il comitato cittadino di Calcinato, l’associazione Ambiente futuro Lombardia, la Lega per l’abolizione della caccia, il Comitato referendario per l’acqua, una famiglia (marito e moglie di Calcinato) e diversi Comuni della provincia e l’Ente Provincia. Nessuno di Cremona. Le difese hanno chiesto il rigetto della costituzione di tutte le parti che intendono chiedere i danni.

Nel procedimento figurano 15 persone fisiche, tra cui il titolare della Wte, Giuseppe Giustacchini, insieme a collaboratori e contoterzisti, e 7 aziende, di cui 6 bresciane e una con sede legale a Castelvisconti, rappresentata dal 44enne imprenditore cremonese Vittorio Balestreri, amministratore di una delle aziende contoterziste coinvolte nell’indagine bresciana. Secondo l’accusa, Balestreri, “dietro congrua retribuzione”, avrebbe collaborato nella distribuzione dei rifiuti curandone il trasporto. Complessivamente, avrebbe smaltito 5.853,5 tonnellate di rifiuti ed effettuando 509 trasporti comprensivi di spandimenti.

Per la procura, “fulcro” dell’attività illecita sarebbe la Wte, che è in amministrazione giudiziaria dal 24 maggio del 2021, quando i carabinieri forestali sequestrarono i tre capannoni a Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio.

Per gli imputati, le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, fino al getto pericoloso di cose. Sotto accusa c’è anche Luigi Mille, ex direttore dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po. Per lui l’ipotesi di reato è quella di traffico di influenze illecite.

Tra il 2018 e il 2019, 150mila tonnellate di fanghi tossici, senza essere depurati e igienizzati così da essere poi utilizzati come fertilizzanti, sarebbero state sparse su 3mila ettari di campi del Bresciano e del Nord Italia, cremonese compreso, in particolare nei comuni cremonesi di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.

I fanghi che venivano sparsi sui campi degli inconsapevoli agricoltori erano, a detta di Arpa e del consulente della procura, veri e propri rifiuti.

I contoterzisti, secondo quanto ricostruito durante l’indagine dei forestali, sarebbero stati pagati oltre 100mila euro al mese per spargere quei fanghi che, stando all’accusa, non venivano lavorati a norma di legge; ma dalle analisi prodotte con le autocertificazioni tutto sembrava regolare.

Tra le intercettazioni shock finite nell’indagine, quella tra Antonio Maria Carucci, dipendente della Wte, e Simone Bianchini, un contoterzista che aveva il compito di spargere quei fanghi nei campi della bassa bresciana. “Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente”.

Sara Pizzorni

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...