Cronaca

Nomina badante erede universale
I cugini impugnano il testamento

“Un dato da non sottovalutare è quello affettivo: tra una vedova con un figlio deceduto e la sua badante, un’orfana diventata sua dama di compagnia, è nato un affetto che ha superato il rapporto di lavoro”. Ne è convinta la psicologa e psicoterapeuta Larissa Sazanovitch, la consulente chiamata a testimoniare dall’avvocato Alberto Luppi, difensore della badante ucraina Yevheniia Slobodyska, 61 anni, finita a processo insieme al marito Aldo Di Marco, 63 anni, ex militare in pensione, per circonvenzione di incapace. Dal dicembre del 2017 al 27 ottobre del 2019 i due avrebbero abusato dello stato di infermità e di deficienza psichica di Franca Lombardi, residente a Torre dè Picenardi, deceduta il 27 ottobre del 2019 a 93 anni. L’anziana, vedova dal novembre del 2009 e con un unico figlio perso prematuramente, sarebbe stata indotta a sottoscrivere un testamento, pubblicato il 31 ottobre del 2019, in cui nominava la sua badante erede universale.

Per la procura e per la parte civile, le capacità cognitive della Lombardi, alla quale il 16 giugno del 2019 era stato nominato un amministratore di sostegno, sarebbero già state compromesse dall’agosto del 2017. Non così per la consulente della difesa, convinta che il deterioramento cognitivo dell’anziana sia partito dopo il gennaio del 2018. L’esperta della difesa ha fatto riferimento a due ricoveri che la Lombardi aveva avuto nel gennaio del 2018 per crisi ipertensive: “solo un mese prima”, ha detto la consulente, “era stata visitata da due neurologi che non avevano riscontrato alcun tipo di deficit cognitivo”. “Fino al 2018”, ha aggiunto la Sazanovitch, “la signora Lombardi conduceva una vita normale. Non è vero che era compromessa nei movimenti e che non riusciva ad affrontare le attività quotidiane. Se fosse stata completamente disabile e non più autonoma, la badante non avrebbe potuto seguirla da sola”. La consulente ha infine definito “inattendibili” i test funzionali ai quali la Lombardi era stata sottoposta. Rifacendosi alla perizia del medico psichiatra Giacomo Filippini, consulente del pm, l’esperta della difesa ha definito i risultati dei test effettuati dalla neurologa Bergamaschi, “grezzi” e “tarati su un’età limite di 89 anni, età che non corrispondeva a quella della Lombardi”.

Solo ipotesi e congetture, per la parte civile, rappresentata dagli avvocati Ada Ficarelli, Giulia Zambelloni e Mariateresa Pagliari, legali dei tre cugini di primo grado dell’anziana. Secondo la perizia di parte civile stilata dall’esperto Giuseppe Pietro Bonetti, medico psichiatra e psicoterapeuta, la Lombardi, nell’agosto del 2018, alla luce della visita geriatrica e dei test, era affetta da “deterioramento cognitivo moderato-grave, non in grado di autodeterminarsi, con disorientamento temporale e personale completo”. Per il consulente di parte civile, “l’evoluzione del disturbo neurocognitivo è lenta, a meno che non intervengano fattori precipitanti come emorragie, ictus o ischemie, che tuttavia gli esami clinici e strumentali effettuati hanno escluso”. L’anziana , dunque, sarebbe stata affetta da quel disturbo neurocognitivo da più di un anno, e cioè dal 2017.

La vedova era titolare di un conto corrente con un saldo di 472.000 euro, investimenti in titoli per un attivo bancario di 56.909 euro e proprietaria dell’immobile in cui abitava. Per l’accusa, era stata accompagnata dagli imputati in banca per effettuare numerosissimi acquisti e prelievi tramite bancomat, non compatibili, per la frequenza e per l’ammontare del denaro, con le esigenze di vita dell’anziana. Tra il primo ottobre 2018 e il 31 dicembre di quello stesso anno erano stati prelevati 11.000 euro, mentre in banca marito e moglie avevano tentato di riscuotere 32.000 euro a titolo di regalo di nozze da parte dell’anziana, non riuscendoci per il rifiuto del personale dell’istituto di credito.

Nel processo si sono costituiti parte civile i tre cugini di primo grado della Lombardi, tra cui c’era anche don Carlo Bosio, deceduto lo scorso aprile e a cui sono subentrati gli eredi, e le gemelle Biancamaria e Aleana Frattini. A loro, la Lombardi, in un testamento dettagliato custodito in un cassetto, poi scomparso, avrebbe lasciato i suoi beni, in parte destinati anche ad una coppia di amici di famiglia, alla nipote del marito, alla parrocchia e alle suore di Torre. Non si era dimenticata neppure del suo amato cane Mila. “Per lei era tutto”, avevano detto i parenti. “A chi se ne sarebbe occupato lasciava 180.000 euro”. “Nel testamento”, avevano ricordato i congiunti, “aveva anche espresso il desiderio di avere sulla tomba una statua con un angelo”.

“I tre cugini”, per quanto sostenuto dalle parti civili, “erano a conoscenza che la Lombardi aveva redatto un testamento olografico, mentre ad altri parenti avrebbe anticipato a voce il contenuto delle sue ultime volontà”. Un testamento scomparso e rimpiazzato da uno “di poche righe” in cui Franca Lombardi lasciava tutto alla sua badante.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 22 novembre per la sentenza.

Sara Pizzorni

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