Alberoni, lo studioso dei movimenti collettivi
(Adnkronos) – E’ proprio dall’effetto di sconvolgimento provocato dai modelli di consumo occidentali sulle società arcaiche che Francesco Alberoni ha incominciato nella seconda metà degli anni Sessanta lo studio dei movimenti collettivi. Il contatto con una civiltà a tecnologia superiore, i cui beni di consumo (armi, mezzi di trasporto, abbigliamento etc.) sono superiori, produce uno stato di ambivalenza verso la propria tradizione, i propri valori. E l’ambivalenza produce disgregazione culturale. I singoli individui si fanno sedurre dai nuovi beni, dai nuovi costumi e tradiscono le proprie tradizioni. La vita sociale si sregola il disordine cresce paurosamente. Però oltre una certa soglia di disordine, scoppia un movimento collettivo che prima espelle poi integra i nuovi modelli in un nuovo ordine sociale.
Alberoni si accorge che, parlando del capo carismatico allo stato nascente, Max Weber ha descritto non solo le proprietà del capo, ma dell’intero gruppo. Lo stato nascente è l’inizio del movimento, uno stato emozionale e mentale particolarissimo, esso crea una nuova storia, promette il rinnovamento del mondo. Poi lo stato nascente diventa movimento e questo istituzione. L’istituzione sorta per realizzare il sogno di fratellanza universale dello stato nascente però se ne allontana sempre più finché, oltre un certo livello di sclerosi, deve essere rivitalizzata da un nuovo movimento. E’ il Grande Ciclo Collettivo che Alberoni espone nel volume “Questioni di Sociologia” (Editrice la Scuola, 1967). L’anno successivo Alberoni scopre che le proprietà dello stato nascente esistono anche in un fenomeno apparentemente diversissimo: l’innamoramento. E lo espone nel libro “Statu Nascenti. Studi sui processi collettivi” (Il Mulino 1968).
Invitato da Tom Burns a preparare un libro sui consumi per la Penguin Education Alberoni espone queste nuove tesi che producono scandalo. Il sociologo rifiuta di modificarle e, per quasi dieci anni smette di partecipare alle attività della Associazione Internazionale di Sociologia dove era segretario generale per il settore Comunicazioni di Massa. Si ritira all’Università di Catania dove scrive la teoria dei movimenti collettivi (“Movimento e Istituzione”, Il Mulino, 1977, poi arricchito 1981). Nel 1989 ha riscritto “Movimento e Istituzione” risolvendo molti nodi teorici come l’esperienza fondamentale dello stato nascente, la differenza fra stato nascente e nirvana, la teoria della democrazia, le Civilizzazioni Culturali e l’ha chiamata “Genesi” (Garzanti 1989).
In seguito su questo argomento ha scritto “Leader e masse” (Rizzoli 2005) in cui ha fatto alcuni approfondimenti sui movimenti collettivi contemporanei non europei. Infine nel 2014 ha scritto quello che considera la sua opera conclusiva sull’argomento riprendendo il vecchio titolo “Movimento e istituzione” ma col sottotitolo come “Nascono i partiti, le chiese, le nazioni, le civiltà” (Sonzogno, 2014).