Il ruolo dei partiti contro l’astensionismo
Egregio direttore,
la paurosa astensione registrata nelle ultime elezioni suppletive in provincia di Monza e Brianza con oltre 80% di persone che non si sono recate alle urne per espletare il proprio diritto al voto, non è un dato trascurabile come alcuni vorrebbero far credere. Da segretario cittadino di un partito storico, qual è il PSI, ho il dovere di denunciare questo dato che deve allarmare più di ieri, non solo i cittadini ma in particolar modo “gli addetti ai lavori”. L’elezione di un senatore, seppur legittima dal punto di vista istituzionale, è sostenuta dal consenso di meno del 10% dei 700.000 elettori chiamati ai seggi, un dato politico che dimezza il valore del risultato. Il voto è un diritto che non viene più esercitato, un dovere civico a cui molti italiani vengono meno. Un disincanto, nei confronti della politica e dei partiti, che quando non si trasforma in voto di protesta o in una richiesta di cambiamento sfocia nell’astensionismo di massa.
La crisi dei partiti che non nasce sicuramente oggi ma ha radici ben più profonde nella nostra società, ha trovato negli ultimi trent’anni un terreno fertile per propagarsi. Tanti i fattori: dall’iniziativa legislativa sempre più concentrata nelle mani dell’esecutivo rispetto alle funzioni del Parlamento, alla riforma del sistema elettorale che non permette di scegliere il proprio candidato con il sistema dei listini bloccati, fino al radicale cambiamento della comunicazione politica, oggi sempre più affidata ai “social”.
Il compito, “di noi addetti ai lavori”, per contrastare l’astensionismo imperante, è quello di ridare prestigio ai partiti che nonostante le criticità restano un valido e forte strumento per diffondere le idee e il confronto democratico.
L’art. 49 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Questo conferisce ai partiti una responsabilità istituzionale e di garanzia del corretto processo democratico. Quindi, oltre ad avere un ruolo di intermediazione tra cittadini e istituzioni resta fondamentale il ruolo che essi hanno nella formazione e selezione delle future classi dirigenti.
Se i partiti sono composti da uomini, allora è il loro operato a determinarne la credibilità, ed è questa credibilità l’antidoto contro l’antipolitica e l’astensionismo. Per questo ritengo che l’adesione e la partecipazione all’attività politica di un partito possa rappresentare un impegno concreto verso un percorso di formazione e consapevolezza del proprio ruolo all’interno delle istituzioni. L’impegno in un partito deve essere, al tempo stesso, sia di raccogliere le istanze dei cittadini, sia di creare ponti tra la società civile, le associazioni di interesse e altri attori politici, così da catalizzare le diverse parti coinvolte per ricondurle nella formulazione di provvedimenti concreti attraverso l’attività amministrativa, legislativa e di governo.
L’adesione a un partito significa farsi carico di tutto questo ma soprattutto riottenere la fiducia dei cittadini nel sostenere il proprio progetto politico, la propria visione nel futuro per intraprendere le sfide che la società deve affrontare.