Cultura

Dee Dee Bridgewater, entusiasmo
contagioso all'Auditorium Arvedi

Inaugurata ieri sera nell'Auditorium G. Arvedi del Museo del Violino la nona edizione di CremonaJazz, con la regina della vocalità jazz Dee Dee Bridgewater che ha entusiasmato il pubblico accompagnata da un trio tutto al femminile

Fotogallery di Francesco Sessa

È l’indiscussa regina della vocalità jazz, definita al contempo impavida pioniera e custode della tradizione: è Dee Dee Bridgewater, in scena giovedì sera nell’Auditorium G. Arvedi per inaugurare la nona edizione di CremonaJazz, rassegna promossa da Museo del Violino e Unomedia con il patrocinio del Comune e il sostegno della Fondazione Arvedi Buschini, MDV friends e sponsor.

L’artista di Memphis si è esibita con un trio di musiciste tutto al femminile formato da Carmen Staaf al pianoforte, Rosa Brunello al basso ed Evita Polidoro alla batteria, per ribadire il concetto “We Exist!” (“Noi Esistiamo!”) che dà il titolo dell’evento e mette in luce la potenza delle donne con i loro diritti da tutelare insieme ad altri tanto preziosi quanto troppo spesso non rispettati; un attivismo da esprimere anche attraverso le forme d’arte quali la musica, come ha spiegato la stessa Bridgewater prima di cantare.

Ha dialogato spesso con il pubblico, anche per presentare i brani raccontando aneddoti riferiti a compositori ed esecutori cui l’artista in qualche caso era legata da profonda amicizia, ad esempio Chick Corea che ha ricordato proponendo “Spain” e “This is new”. In scaletta il quartetto ha alternato blues, jazz e soul, fra canzoni di protesta e intime balland passando per popolari standard. Ecco quindi “The danger zone” per omaggiare Ray Charles e “Compared to what” in memoria di Les McCann; c’è stato spazio poi per improvvisazioni a cura delle musiciste.

In visibilio il pubblico che ha acclamato Dee Dee Bridgewater con lo stesso calore di quando si era esibita a Cremona nel 2016, riempiendo stavolta l’Auditorium G. Arvedi. Sala apprezzata dall’artista statunitense, che ha stretto la mano con un sorriso all’architetto Giorgio Palù in platea.

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