Cronaca

Droga nel sacchetto delle brioches
per paziente in ospedale. Condanna

Aveva portato nel reparto di Pneumologia dell’ospedale Maggiore un sacchetto con una brioche per un paziente. Peccato che dentro ci fosse anche una pallina di droga equivalente a cinque dosi tra cocaina ed eroina. A mandare a monte i piani dell’imputata era stata per caso un’infermiera che aveva preso in consegna il pacchetto. Per Maria, 41 anni, campana residente a Cremona, condanna ad otto mesi, con la revoca della sospensione condizionale della pena, e multa di 1.400 euro per l’accusa di cessione di sostanze stupefacenti.

Verso le 11,30 del 6 dicembre dell’anno scorso l’imputata aveva suonato il campanello del reparto. Non era orario di visite. La donna aveva consegnato il sacchetto all’infermiera affinchè lo portasse ad un degente, e poi se n’era andata. L’infermiera aveva lasciato il sacchetto su un tavolo perchè prima doveva recarsi da un altro paziente per fare degli esami. Una volta libera, aveva preso il sacchetto, ma le era caduto, e per terra era scivolata via una strana pallina. “Era di colore verdastro-grigio”, ha riferito oggi l’infermiera, che, insospettita, si era rivolta al vice primario.

Nel reparto era arrivato il responsabile del posto di polizia dell’ospedale, che aveva allertato i colleghi dell’Antidroga della Mobile a cui aveva consegnato lo stupefacente. Dopo aver sentito l’infermiera, il sostituto commissario aveva acquisito le immagini di videosorveglianza per individuare la donna che aveva consegnato il pacchetto.

Le immagini successivamente visionate dalla Squadra Mobile avevano permesso di vedere la donna, compatibile con la descrizione rilasciata dall’infermiera, entrare in ospedale e salire al primo piano nel reparto di Pneumologia. Alle 11,33 la si vede attendere e alle 11,36 uscire senza più il sacchetto. “Era magra”, ha raccontato l’infermiera, “alta, vestita di nero, capelli castani, accento meridionale, con indosso un giubbotto e sulla testa un berretto bianco”.

In aula gli investigatori chiamati a testimoniare hanno riferito che l‘imputata, conosciuta negli ambienti appartenenti alla piazza cremonese dei tossicodipendenti, all’epoca era la fidanzata di un romeno noto per uso e spaccio di droga. Il degente destinatario dello stupefacente era un amico del romeno e un assuntore. Era in ospedale da una decina di giorni e avrebbe dovuto restarci fino alla fine del mese di dicembre. L’imputata, dunque, su richiesta dell’allora fidanzato, sarebbe andata in ospedale per effettuare la consegna per l’amico, che evidentemente aveva contattato lo spacciatore per farsi mandare la droga in ospedale.

Se per il pm Federica Cerio era tutto chiaro, non così per l’avvocato difensore Anna Maria Petralito, secondo cui non c’era la prova dell’elemento soggettivo del reato. “Non c’è la prova che la mia cliente fosse a conoscenza del contenuto del pacchetto, così come non c’è la prova che la mia assistita sapesse dell’accordo tra il suo fidanzato e l’amico che si trovava in ospedale.

La motivazione della sentenza di condanna sarà depositata entro 60 giorni.

Sara Pizzorni

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