Il sottomarino Toti, 20 anni dopo:
storia di un viaggio straordinario
Da martedì 22 luglio il Toti tornerà finalmente visitabile dopo gli interventi di restauro, necessari per la pulitura e verniciatura delle superfici corrose dagli anni all’aperto
Tra pochi giorni ricorrerà un anniversario speciale. L’8 agosto di vent’anni fa iniziava uno dei trasporti più straordinari mai realizzati in Italia: il viaggio del sommergibile Enrico Toti dal porto fluviale di Cremona al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano.
Il Toti non è solo un reperto bellico o un simbolo della Marina italiana, è anche il ricordo di un’impresa che partì proprio da Cremona. E che, ancora oggi, continua a emozionare, una storia che unisce Chioggia, Cremona e Milano attraverso il fiume Po, i campi di granoturco, e i ricordi di chi l’ha vissuta. Era il 6 maggio del 2001 quando il Toti approdava al porto fluviale di Cremona, dopo essere stato trainato da Chioggia. Per quattro anni, è rimasto ormeggiato lì, in attesa.
Un sogno diventato realtà l’8 agosto 2005, quando il sommergibile ha iniziato il suo viaggio tra strade di campagna e centri abitati. Chilometro dopo chilometro, tra manovre millimetriche e notti illuminate dai fari, il convoglio ha attraversato Pizzighettone, Cappella Cantone, Castelleone, fino all’ingresso trionfale a Milano, all’alba del 14 agosto.
Un’impresa eccezionale, lunga oltre 93 chilometri, che richiese anni di studi, preparazione tecnica e manovre al limite del possibile. Il lavoro che è stato svolto dai palombari e dai tecnici, sia a terra sia in immersione, ha permesso di smontare alcune parti del sommergibile (tra cui la torretta/vela) al fine di ridurne l’ingombro verticale, oltre alla zavorra contenuta nella chiglia, operazione resa non facile dalle condizioni di visibilità quasi nulla nelle acque del porto fluviale: sono state asportate diverse decine di tonnellate di piombo.
La zavorra era costituita da “lingotti” di piombo del peso di circa trenta chilogrammi ciascuno. L’alleggerimento dello scafo era prerequisito fondamentale per permetterne il sollevamento ed il successivo trasporto su strada. La Marina Militare, i sommozzatori del Comsubin, i Pontieri di Piacenza, le aziende civili specializzate lavorarono fianco a fianco per rendere possibile ciò che sembrava irrealizzabile.
Il Toti, 46 metri di acciaio per 500 tonnellate di storia, venne così issato su due carrelli motorizzati e trasportato di notte attraverso la campagna cremonese, tra curve da affrontare in retromarcia, ponti mobili da alzare, tralicci da rimuovere e strade da liberare. Partì tra l’emozione e l’incredulità di migliaia di persone, che si riversarono lungo il percorso per veder passare quel colosso venuto dal mare. Il convoglio avanzava a passo d’uomo, scortato da tecnici, operai, militari e volontari. Un tratto alla volta, un ostacolo alla volta. A Pizzighettone e Cappella Cantone fu necessario invertire la marcia. A Castelleone arrivò alle 2.45 del mattino, dopo sei ore e appena trenta chilometri percorsi.
Il 14 agosto 2005, il sommergibile varcava le porte del Museo di via Olona, diventando uno degli oggetti più iconici della collezione. E oggi, quasi vent’anni dopo, il Toti torna a far parlare di sé per un importante intervento di restauro, con speciali getti e ponteggi montati lungo lo scafo, per ripulire e riverniciare le superfici corrose dagli anni all’aperto. Un lavoro possibile solo durante la chiusura al pubblico. Da martedì 22 luglio il Toti tornerà finalmente visitabile, solo con visita guidata per motivi di sicurezza, fino al 7 settembre, da martedì a domenica dalle ore 10.30 alle ore 13.00. Da sabato 13 settembre saranno previste nei fine settimana e nei giorni festivi durante l’intera giornata.
Quasi vent’anni dopo quella memorabile partenza da Cremona, il Toti continua a raccontare la sua storia. Non solo come mezzo militare, varato nel 1967 e simbolo della Marina Italiana nel periodo della Guerra Fredda, ma come testimone di una delle più affascinanti imprese logistiche mai realizzate in Italia. E se non l’avete mai visto muoversi tra le strade, potete rivivere quelle notti straordinarie sui video disponibili sul canale YouTube del Museo.
Cristina Coppola