West Nile, trappole di Ats
per monitorare le zanzare
Trappole per le zanzare. Proprio così. Ed è il sistema per individuare, nelle loro eventuale positività, alcuni virus, West Nile, Dengue e Chikungunya, e quindi attenzionarne la possibile circolazione e trasmissione all’uomo. Qualche giorno fa è stato individuato il virus del West Nile in un pool di zanzare. Per pool si intende un gruppo, mediamente, di circa 400/500 zanzare che vengono catturate tramite appositi strumenti.
“Le trappole sono essenzialmente costituite da un attrattivo – spiega Carlo Madoglio, dirigente veterinario Ats ValPadana – che può essere ad esempio la CO2, che è la sostanza che generalmente attira le zanzare e che viene sviluppata attraverso la sublimazione di ghiaccio secco e un sistema di cattura costituito da una ventola che crea un flusso d’aria in aspirazione e che porta le zanzare all’interno di un retino di tulle.
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Questo pool di zanzare viene poi raccolto e mandato in laboratorio con determinate caratteristiche, deve essere inserito in un sacchetto di plastica gonfiato a pallone in modo tale che non si possano schiacciare e facendo in modo che le zanzare rimangano vive se la consegna viene entro 24 ore, oppure devono essere conservate in refrigerazione”.
Il territorio lombardo è stato suddiviso in un reticolo di quadrati per consentire una distribuzione omogenea delle trappole. Ve ne sono una decina posizionate, in media, tra Cremona e Mantova, territori di riferimento dell’Ats ValPadana. Vi sono vari tipi di trappole, a seconda degli insetti da catturare. Le trappole vengono posizionate ogni 15 giorni e restano in loco una notte: il trappolaggio è notturno e la mattina seguente avviene la raccolta e successivamente l’analisi degli insetti catturati.
Due le attività che vengono espletate una volta raccolte le zanzare, che vengono analizzate nella loro totalità: il riconoscimento di specie, importante perché può certificare l’arrivo di specie alloctone sul territorio, e naturalmente la positività o meno al West Nile. In caso di positività, uno dei primi accorgimenti consiste nell’effettuazione dei test sulle sacche di sangue dei donatori.
Simone Bacchetta