Tamoil, l'inquinamento è datato
Caso chiuso, il gip archivia
Non ci sono elementi per dimostrare che dal perimetro del deposito Tamoil continui la fuoriuscita di idrocarburi: il gip di Cremona ha archiviato per la seconda volta l’indagine sul perdurare dell’inquinamento Tamoil nelle aree esterne e in particolare nella canottieri Bissolati.
La vicenda giudiziaria che si è conclusa oggi con l’ordinanza del gip Giulia Masci ha origini lontane. Nell’aprile del 2023 Legambiente Lombardia e l’esponente dei Radicali Gino Ruggeri, assistiti rispettivamente dagli avvocati Sergio Cannavò e Vito Castelli, si erano opposti alla richiesta di archiviazione in merito ai loro esposti in cui si chiedva alla Procura di svolgere approfondite indagini per verificare l‘eventuale sussistenza di ipotesi di reato in ordine alla continuità, alla persistenza e all’attualità della contaminazione da idrocarburi delle aree esterne alla ex raffineria Tamoil, in particolare di quelle occupate dalla società Bissolati.
Il gip aveva accolto l’opposizione, disponendo un supplemento di indagini per il tempo di sei mesi. Al termine dei nuovi accertamenti, la procura aveva reiterato la richiesta di archiviazione a cui all’inizio di luglio di quest’anno i legali della canottieri Bissolati Gian Pietro Gennari, Monica Gennari, Claudio Tampelli e Vito Castelli si erano opposti.
“L’attuale presenza di surnatante nell’area Bissolati – si legge nelle conclusioni dell’ordinanza di archiviazione – da un lato non è databile in modo certo e ragionevolmente è riconducibile a sversamenti attuati sino al 2011, e dall’altro non vi è prova che sia stato causato da un inefficiente funzionamento della barriera idraulica: come visto, la tecnologia di bonifica adottata da Tamoil – condivisa con gli Enti pubblici interessati – è in linea con gli standard internazionali per interventi di questo tipo ed è stata attestata come efficace ed idonea, nel corso degli anni, da diversi organismi pubblici (cfr relazione Ispra 2020 che ha ritenuto che la contaminazione delle aree esterne risulta in continua diminuzione; nota di Arpa del 21.2.2022 in cui si evidenzia come Tamoil “sia sempre intervenuta in area Bissolati e non si sia mai sottratta al recupero di surnatante”).
“Dunque risulta priva di prova l’affermazione dei CT nominati nel processo civile secondo cui era possibile e probabile che nell’ultimo decennio fosse avvenuto un passaggio di prodotto surnatante dal sito Tamoil a quello Bissolati”.
Quanto alla presenza di cherosene, la Procura si è avvalsa tra l’altro della consulenza del geologo Massimo Marchesi, professore associato di Scienze della terra presso la Sapienza di Roma. La datazione del cherosene – afferma in sintesi l’esperto – è complicata per mancanza di letteratura scientifica e le caratteristiche del sito la rendono ancora più difficile dal momento che da anni sono in corso trattamenti che inducono alterazioni nel comportamento degli idrocarburi.
Inoltre consistenti oscillazioni dei livelli di falda e i cambiamenti di direzione dei flussi nei momenti di piena del Po, potrebbero in certi periodi dell’anno aver favorito il mescolamento nel sottosuolo di sostanze che prima erano rimaste separate tra loro.
“A causa di tali criticità della metodologia utilizzata per la datazione – si legge nell’ordinanza – non è possibile collocare in un arco temporale certo il cherosene presente nel sito nè escludere che l’origine dell’inquinante sia anteriore al limite temporale di dieci anni indicato dai CCTT nominati nel processo civile e anzi si ritiene verosimilmente che lo stesso possa risalire ad un momento antecedente al 2011: a tale riguardo si evidenzia come lo stoccaggio di cherosene fosse cessato nel marzo 2011 con la chiusura definitiva dell’attività di raffinazione ma i report fiscali degli anni ’80 e ’90 e 2000 attestano invero giacenze dell’ordine di milioni di Kilogrammi di petrolio lampante o cherosene che ben possono essere state l’origine della attuale contaminazione delle aree Bissolati.
“D’altro canto, gli accorgimenti tecnici adottati in occasione del deposito di cherosene a partire dal 2018 non consentono di affermare che vi possa essere stata una recente perdita di idrocarburi”. Al proposito, vengono citati serbatoi a doppio fondo dotati di un sistema di rilevamento delle perdite installati da Tamoil nel proprio deposito. gb