Cronaca

Un anno senza Nazza: anche noi
abbiamo imparato a dire "Andom"

Lo avevamo lasciato con una promessa: quella di essere saldi e svegli nella tempesta di quei giorni, per poi ripartire. Se lo abbiamo fatto, e in che misura ci siamo riusciti, non sta a noi giudicare. Ma ci abbiamo provato. E anche se ci ripetiamo che dovremmo ricordare momenti di vita, poi è sempre più forte di noi: è l’anniversario di morte a rappresentare un momento in cui fermarsi e trarre un bilancio.

Un anno fa, nel pomeriggio dell’11 settembre 2024, ci lasciava Nazzareno Condina. Lasciava noi e lasciava a noi tanti semi da coltivare e maturare. A modo suo, con la sua testardaggine con la quale a volte ci scontravamo, con quella scrittura più da romanziere che da giornalista che aveva tenuta ben salda fino alle ultime ore, fino agli ultimi messaggi WhatsApp, che erano diventati il suo ultimo schermo da pc tramite il quale comunicare col mondo.

Nazzareno Condina non è solo ricordo, ma contatto tangibile con la realtà del territorio che ha tanto amato. Ed è per questo che, per parlare di lui, ancora ci piace usare il tempo presente: Nazza è in una maglietta “Andom” incrociata per caso a tanti chilometri dal Casalasco, innesco ideale per parlare del suo progetto cardine (quelli bravi direbbe core business) a qualsiasi latitudine; è in un messaggio riletto, per farsi del male, sapendo che poi verrà sempre il bene; nel riaffiorare di pensieri, dagli screzi più duri ai momenti più goliardici, perché il lavoro senza una sana risata che cos’è?

A distanza di un anno Nazzareno Condina è soprattutto nelle tante persone che ci cercano, “raccomandate” dallo stesso Nazza: “Sai, una volta mi rivolgevo a lui per queste cose, ma adesso non c’è più. Però noi abbiamo ancora bisogno di comunicare”. Abbiamo cercato – cerchiamo tuttora – di rispondere, dinnanzi a quel passepartout. E ne approfittiamo per chiedere scusa se non sempre ce l’abbiamo fatta.

Nazzareno aveva le sue passioni, a volte spinte all’estremo sin quasi a definirle manie. E chi non le ha, del resto? Ma dentro quelle “manie” spesso c’era la ricerca degli ultimi del territorio, dei dimenticati o degli invisibili. O, quantomeno, dei deboli. Aveva dato a OglioPoNews un taglio peri-giornalistico, che cioè partiva dalla notizia e la dava, ma poi sapeva girare attorno alla stessa, ricamando uno spaccato di quotidianità. Oltre la notizia, nelle sue pertinenze, pur restandovi dentro. E all’attività più o meno “canonica”, aveva affiancato l’idea della rubrica dei racconti, per dare a tutti la possibilità di sfogare la propria creatività, scrivendo.

Un anno dopo ricordiamo Nazza, in un 11 settembre che per il mondo intero è diventato data iconica legata a una tragedia immane e che per noi, che gli siamo amici, da un anno è diventato anche un piccolo grande post-it di riflessione, più intimo, riservato alla famiglia, a noi, a chi gli ha voluto bene e ha condiviso un tratto di strada con lui.

Non si dovrebbe ricordare una persona solo in un anniversario di morte, l’abbiamo detto. Sarebbe bello cambiare l’usanza e ricordarsene, invece, in un compleanno, ad esempio. Ma siamo umani e, come tali, legati a schemi mentali e cerimonie che sono dure a cedere. Eppure, anche qui, Nazza con la sua famiglia ci sono venuti incontro, organizzando per il 14 settembre un momento di festa. Di festa vera, non di festa mesta, a Vicomoscano, per il primo compleanno (questo sì, un anniversario di nascita!) dell’associazione Andom, il seme più bello lasciato da Nazza e portato avanti dai suoi cari.

Un anno dopo la tempesta fa capolino ogni tanto: ma tra le onde alte o nella bonaccia, ci siamo ancora. Riorganizzati con forze nuove e preziose, portando avanti l’eredità di chi manca nel corpo ma è presente in tanti discorsi e dunque nello spirito.

Sì: un anno dopo, anche noi abbiamo imparato – tra un sospiro e a volte un po’ di sollievo – a dire: “Andom”.

Giovanni Gardani

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