Fucili e selvaggina: caccia aperta
tra novità e controlli
Fagiani e lepri, fucili alla mano e cani sciolti: dalle 6.15 di domenica 21 settembre ha preso ufficialmente avvio la stagione venatoria; meglio detto, si apre la caccia.
Già di primissima mattina anche in provincia di Cremona in diversi sono andati alla ricerca di selvaggina tra campi e campagne, immersi in una sottile colte di foschia. Sveglie all’alba e abiti mimetici, per tentare di riempire per quanto possibile il proprio carniere.
Per loro inoltre, alcuni obblighi da rispettare, dalle zone dove vige il divieto di abbattimento fino ai documenti da tenere a portata di mano in caso di controlli.
E a tal proposito, a supervisionare che tutto proceda per il meglio c’è la polizia provinciale, impegnata sul territorio con una decina di uomini e alcuni volontari. Solo durante la mattinata sono stati controllati 30 cacciatori; 3 invece le sanzioni elevate.

“Abbiamo presidiato il territorio con 5 pattuglie – commenta Paolo Trentarossi, vicecomandante della Polizia Provinciale – quindi per tutti gli ambiti territoriali di caccia che vanno dal confine con Mantova fino a quello con Lodi, in accordo anche e in collaborazione con le polizie provinciali confinanti. Le attività si sono svolte in maniera tranquilla, non ci sono state situazioni di particolare necessità di intervento”.
Tra le novità introdotte quest’anno, lo stop della caccia al combattente, alla pavoncella e alla tortora selvatica.
L’attività venatoria in Lombardia proseguirà per tre giorni a settimana fino al prossimo 31 gennaio 2026, con orari variabili secondo quanto stabilito dal calendario regionale.
Ad ogni modo, il numero di cacciatori è in continuo calo, e anche quest’annata non fa eccezione: sono sempre meno infatti coloro che, per sport, imbracciano il fucile e fanno correre il proprio cane alla ricerca di qualche preda. Per alcuni si tratta comunque ancora di una tradizione da rispettare.

“Sono un 76enne e vado a caccia da ormai da 57 anni – ci confida un cacciatore-. Il mio cane ormai non viene più, è anziano; e forse questo sarà l’ultimo anno anche per me; gli animali sono sempre meno e l’età avanza“.
“Io vengo da una famiglia di cacciatori – aggiunge un “collega”, insieme ad un amico in campagna già alle prime luci dell’alba e con un fagiano già “incarinerato” – probabilmente ce l’ho nel sangue, d’altronde sono nato sul Po. Lo si fa per piacere, perché se si guardano le spese di certo non conviene“.
“Rispetto a 5 o 6 anni fa – prosegue – i numeri sono molto in calo: nella nostra zona, l’ATC 3 (Ambito Territoriale di Caccia, ndr) se prima c’erano un migliaio di iscritti, oggi si arriva a malapena ai 600; le spese di gestione sono sempre molto alte, e quello che rimane per la selvaggina sempre molto meno”.

“È un numero in continuo calo forse anche per una questione demografica – conferma Trentarossi -. Noi comunque presidieremo il territorio per tutta la stagione venatoria, prevalentemente per scongiurare quelle attività illecite che spesso e volentieri vengono poste in atto nel corso dei mesi”.
Andrea Colla