Cronaca

Calo nascite in Lombardia: a Cremona
e Pavia il saldo naturale peggiore

Il confronto tra i primi 5 mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno nell'ultimo rapporto di Polis Lombardia.
Cresce in generale la popolazione lombarda, ma solo per effetto delle migrazioni

Nel periodo gennaio-maggio 2025 la popolazione residente in Lombardia si è moderatamente accresciuta, ma solo grazie al contributo di flussi migratori netti, per lo più di provenienza estera. Il saldo naturale (differenza tra nati e morti) nei primi cinque mesi dell’anno è risultato deficitario per quasi 20 mila unità per effetto sia di un nuovo calo delle nascite (-4,9% rispetto agli stessi cinque mesi del 2024), sia di un incremento della frequenza dei decessi (+3,3%).

E’ la sintesi del rapporto elaborato da Polis Lombardia su dati Istat, pubblicato ieri, che fotografa la situazione stagnante della demografia lombarda.

Per quanto la presenza di un saldo naturale negativo rappresenti ormai da tempo un freno nella dinamica della popolazione lombarda – affermano i ricercatori – va tenuto presente che in questi primi mesi del 2025 tale saldo negativo si è ulteriormente accresciuto del 16% (rispetto allo stesso periodo del 2024), così che, qualora le tendenze sin qui osservate dovessero trovare conferma nel bilancio demografico di fine anno, avremmo in Regione Lombardia un saldo naturale negativo per circa 45 mila unità, come risultato della combinazione tra 61 mila nascite e 106 mila decessi.

Nei primi cinque mesi del 2025 la popolazione residente in Lombardia è aumentata di 14.011 unità (+1,4 per 1000), ma esclusivamente per effetto del saldo migratorio netto (+33.307). Sopra questo dato regionale si trovano le province di Pavia (+2,66), Milano (1,83), Brescia, Lodi e Monza Brianza, mentre Cremona si situa al di sotto con + 1,17. Fanalino di coda è Como con 0,06.

Sul fronte del movimento naturale (quindi escludendo il fattore migratorio) è Pavia la provincia con il deficit più alto tra nati e morti (-3,17 per mille), seguita però subito dopo da Cremona (-2,76). Il dato regionale è pari a -1,92 e Milano si colloca nella posizione meno negativa (-1,53). Di riflesso, le due province con il saldo naturale peggiore mostrano il saldo migratorio  più elevato: +5,83 il saldo tra iscritti e cancellati all’anagrafe di Pavia; +3,93 quello in provincia di Cremona (Regione: +3,32).

“Di fatto -si legge nel rapporto – si è ridimensionato il saldo migratorio interno, sceso (tra gennaio e maggio) da +35.368 a +5.724, mentre si è accresciuto il saldo migratorio con l’estero che, con +27.583 unità nei cinque mesi, segna il massimo nel periodo 2019-2025.
Di riflesso, mettendo a confronto il periodo gennaio-maggio degli anni 2019-2025, l’indice migratorio – misura sintetica della forza attrattiva (max +100) o repulsiva (min -100) di un ambito territoriale – segna una netta caduta per l’attrazione interna da altre regioni e una contemporanea impennata per quella dall’estero”.

L’analisi evidenzia poi un netto crollo dei matrimoni in Lombardia. In vent’anni sono scesi del 19% (da 34.676 nel 2004 a 28.084 nel 2023),  ma soprattutto è in corrispondenza dell’effetto Covid (2020) che hanno subito la maggiore diminuzione. Il dato del 2025 (gennaio-maggio) registra in Regione Lombardia 8.145 eventi di cui solo il 17,2% con rito religioso, a conferma della progressiva affermazione della pratica del rito civile, passato dal 39% nel dato annuo del 2004 al 72% in quello del 2023 e con una stagionalità che segna i massimi nella stagione invernale.

Si va dalla punta massima di poco meno di un matrimonio (0,94) ogni mille residenti in provincia di Pavia a quella minima (0,70) in  provincia di Sondrio, con Cremona in posizione intermedia (0,87; Regione: 0,81). L’81,6% dei matrimoni celebrati nel Cremonese è con rito civile (Regione: 82,8%). gb

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