Rapito e massacrato, condannati in
sette. Due assolti per sequestro
Per il sequestro e il pestaggio di un 30enne avvenuti il 29 gennaio del 2022 nei pressi di Romanengo, in cinque, tutti indiani di età compresa tra i 25 e i 40 anni, la maggior parte bergamini, sono stati condannati in via definitiva, ciascuno ad una pena di 3 anni e 6 mesi con il rito abbreviato. Altri due che hanno scelto il giudizio ordinario sono stati condannati oggi per lesioni a un anno di reclusione ciascuno, e a versare, come risarcimento, una provvisionale di mille euro. Entrambi sono però stati assolti dall’accusa di sequestro di persona.
La vittima, un connazionale, era parte civile attraverso l’avvocato Christian Beatrici, mentre i due imputati erano assistiti dall’avvocato Clara Carletti. Per i due era previsto l’arresto per sequestro di persona, ma si sono di fatto resi latitanti. Oggi, con la sentenza di assoluzione, sono da considerarsi irreperibili. Per loro, il pm onorario aveva chiesto una pena di due anni sia per le lesioni che il sequestro. I due imputati, però, come ha sostenuto l’avvocato della difesa, si erano presentati in un secondo tempo sul luogo del pestaggio, e quindi per loro è caduta la seconda accusa.
Ad eseguire gli arresti erano stati i poliziotti della Squadra Mobile di Cremona a conclusione dell’operazione “Agguato”. Il 30enne, che quel la sera si trovava a Bottaiano in compagnia di un amico, era stato accerchiato dai componenti della banda, rincorso dalle auto dei connazionali ed investito durante un tentativo di fuga in un vicolo senza uscita. Poi era stato aggredito, gli erano state legate le mani dietro la schiena con una corda ed era stato costretto a salire su una macchina.

Dopo averlo sequestrato, il gruppo lo aveva condotto in mezzo alla campagna, in una zona isolata, dove era atteso l’arrivo di altri connazionali per iniziare un secondo violento pestaggio con bastoni, mazze di ferro ed armi da taglio. Il 30enne aveva riportato profondi tagli su diverse parti del corpo ed era stato anche minacciato. I suoi aggressori lo avevano avvertito che se si fosse messo contro di loro, avrebbero ucciso lui e la sua famiglia. Solo dopo diversi minuti, a seguito delle evidenti lesioni riportate e della perdita di conoscenza, l’uomo era stato accompagnato da uno degli odierni imputati davanti all’ospedale di Crema.
Grazie all’imponente dispiegamento di forze di polizia nelle province di Cremona, Lodi, Bergamo e Brescia, e a minuziose ricerche nelle aree dove risiedevano o dove lavoravano alcuni dei sospettati, in cinque erano stati rintracciati e condotti in carcere, mentre i due processati oggi non erano stati trovati
Nella sua testimonianza, la vittima aveva parlato dei suoi assalitori arrivati a bordo di tre auto, un’Audi A3, una Bmw e un Range Rover, aveva ricordato l’accerchiamento, il sequestro e il pestaggio. “Mi hanno legato le mani e poi mi hanno picchiato con il bastone, con i ferri e mi hanno dato un colpo sulla testa con un coltello. Erano una ventina, fanno parte della banda ‘Tiger Group’. Io ero pieno di sangue alla testa e alle gambe. Mi dicevano che la prossima volta mi avrebbero ammazzato, che sapevano dove lavorava la mia famiglia, mio fratello”.
In aula i motivi dell’aggressione non sono stati del tutto chiariti. La vittima, che a sua volta ha delle denunce a suo carico, aveva sostenuto di aver aiutato una persona, scatenando la reazione della banda. Gli investigatori avevano ipotizzato precedenti dissapori e un tentativo, da parte degli assalitori, di affermazione di predominanza territoriale.
“Ho ancora paura ad uscire”, aveva raccontato l’indiano. “Nei week end la banda gira ancora. Ho avuto problemi di depressione per quello che mi è successo e faccio fatica a trovare lavoro”.
Per i due imputati processati oggi, l’avvocato Carletti ha ritenuto “inverosimile” la ricostruzione dei fatti della vittima. “Non è stata trovata alcuna prova del pestaggio. La macchina è stata perquisita, ma non sono emersi risultati rilevanti. E poi i carabinieri non hanno trovato traccia di corde o di spranghe, nè sul posto e nemmeno in auto. Le lesioni riportate dal 30enne sono state lievi”.
Sara Pizzorni