Un racconto di Nicoletta Begatti
Marco
Un racconto di Nicoletta Begatti
Doveva essere il giorno più bello della sua vita. Si era dibattuto a lungo per capire se fosse la scelta giusta. Giada era di fianco a lui sull’altare, bellissima nel suo lungo abito bianco; ah no, non era bianco, era color avorio, come lei aveva precisato.
Ma era la scelta giusta? Sicuramente la più scontata: si conoscevano dalle elementari, sempre inseparabili, sempre affiatati, l’università e le esperienze all’estero. Ora che entrambi si stavano preparando per rilevare lo studio notarile della famiglia di Giada, il matrimonio era l’elemento mancante. Però, in fondo, forse quella non era la decisione giusta. Aveva iniziato a pensare alla ragazza incontrata l’anno prima durante gli incontri sulle vittime di maltrattamenti famigliari ai quali Marco partecipava da quando, da adolescente, suo padre era stato condannato per le percosse inflittegli.
Bianca gli aveva aperto il cuore, e non solo; si era donata a lui in ogni momento libero. Durante quell’ultimo anno, nonostante lei abitasse a più di quattrocento chilometri, ogni momento era diventato loro. Ora non poteva pensare a lei, doveva pensare a Giada, bellissima, sicura, concreta, con una situazione economica stabile; la sua fidanzata era la scelta migliore, un futuro certo, una famiglia solida con l’aiuto dei suoceri. Una manciata di minuti e tutto sarebbe stato definito. Ma un tarlo lo assillava: durante la funzione, mentre il prete pronunciava l’omelia dilungandosi forse un po’ troppo sui doveri coniugali, lui non riusciva a non pensare all’ultima volta che aveva visto Bianca, al suo sguardo impaurito, al suo bisogno di tenerezza, alla sua pancia prominente; entrambi sapevano che per loro non poteva esserci un futuro. Avevano deciso di troncare, e il bambino Bianca l’avrebbe dato in adozione. Marco non era nemmeno certo di essere il padre; ne avevano parlato a lungo e lei non aveva mai dato certezze. Però, se la testa diceva che stava facendo la cosa giusta, il cuore non era d’accordo. Preso da questi pensieri, non si era nemmeno accorto che il telefonino, dimenticato nella tasca del suo smoking, stava suonando. Giada, infastidita, gli tirò un calcio nella caviglia… Lui sapeva chi stava chiamando e, nonostante tutti gli occhi puntati addosso, decise di rispondere.
Un sorriso gli apparve in volto e continuò ad annuire senza emettere alcun suono, terminò la chiamata, ripose in tasca il telefono, guardò Giada sempre più irritata e sempre più rossa in viso, le diede un bacio sulla fronte e, in tutta fretta, percorse la navata al contrario e si avviò verso l’uscita della chiesa, con tutti che lo fissavano sorpresi e increduli.
Marco correva libero, nessuno poteva più fermarlo, determinato com’era a iniziare una nuova vita a tre.
